27/04/2004
Tentativo scialpinisitco al Prena
Partecipanti: GIULIO, PAOLO. |
Quest'anno
la primavera è molto seria, una stagione come quelle di una volta,
con instabilità, piogge e neve tardiva, e quindi possiamo noi
esimerci dal fare un bel sopralluogo, con sciatina annessa, nella zona
del Prena? NO e infatti eccoci sulla strada per Campo Imperatore con
l'intenzione di tentare la vetta, o quanto meno di arrivare al Vado
Ferruccio. Il tempo non è un granché: cielo velato e nubi
basse addossate alle montagne, ma non importa. Dall'autostrada abbiamo
potuto notare che nella zona del Corno Grande, oltre una certa quota,
c'è ancora un sacco di neve, in parte nuova, e i versanti nord
sono sicuramente pieni. Finalmente una primavera come si deve... Al
nostro arrivo al bivio tra la Vetica e la strada di Campo Imperatore
ci aspetta una brutta sorpresa: la strada è chiusa, nonostante
che sul piano ci siano sono rare chiazzette di neve. La neve più
continua inizia verso i 1700m, con una bella spruzzata del giorno prima
ancora in evidenza.
Il
paoletto scende nel greto della Fornaca, dopo il lunghissimo tratto
a piedi. |
Non ci resta che metterci gli sci in spalla e imbarcarci in una lunghissima
scarpinata, costeggiando la base del Camicia, fino ad immetterci nella
Fornaca, la grande fiumara detritica che esce dalla valle che separa
il Prena dal Camicia. Siamo già stanchi quando ci immettiamo
nel greto del torrente, e solo dopo averne percorso a piedi un tratto,
spettacolare ambiente infernale, con rocce e sfasciumi che si innalzano
da entrambi i lati, possiamo calzare gli sci.
Un
enorme macigno staccatosi durante l'iverno giace nella Fornaca.
Lo testimonia il fatto che sotto il sassone ci sono strati di neve
dell'inverno, protetti dal masso stesso dallo scioglimento. |
Nubi minacciose coprono il Vado Ferruccio e si addensano alle nostre
spalle mentre iniziamo la salita, consci già che arrivare al
valico sarà una impresa non da poco. Superiamo sulla destra la
collinetta su cui sorgeva il bivacco Lubrano distrutto da una tempesta
e, alla biforcazione successiva, continuiamo a destra, invece di andare
a sinistra. Saliamo faticosamente sulla neve, inizialmente tra grossi
macigni che lasciano intravedere il torrentello che scorre sotto la
coltre nevosa, poi su neve continua ma via via più ripida, in
vallette via via più strette. Le nubi coprono tutto in alto,
la fatica si fa sentire, e quando ci rendiamo conto che stiamo salendo
tutti spostati verso il Camicia capiamo che il valico resterà
lì da solo.
Il
Paoletto alle prese con uno dei tratti più ripidi. Io sto
avanti, ma sono allo stremo. |
Superata una strettoia di una valletta ci si mette anche il mio stomaco,
che non vuole sparne di continuare, e allora ci fermiamo su una prominenza
rocciosa a 2024m, nella zona di Fonte Comune, proprio sotto la vetta
del Camicia. E' caldo, e ci riposiamo e rifocilliamo adeguatamente.
Poi la nebbia ci avvolge, inizia a fare freschetto, e iniziamo la discesa
su pappone P-, quasi accettabile. Un po' di curvette e rieccoci al punto
in cui finisce la neve. Sci in spalla ci aspetta di nuovo il lunghissimo
tratto fino alla strada, ma questa volta almeno siamo in leggera discesa...
Un
cuscinetto di Sassifraga Latina è già fiorito, e contrasta
col biancore dell'ambiente circostante. |
DATI
METEO PRESI DURANTE L'ESCURSIONE
Zona
Fonte Comune:
quota 2024m; temperatura 10,3°C;
vento massimo 15,1Km/h;
posizione GPS 42°26'12,8''N 13°42'24,5''E |
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