Speciali Montagna
30/09/2004 Monte Corvo.
Partecipanti: GIULIO, FABIO, PAOLO.
Dislivello: 1000m circa
Difficoltà: F
Tempo di Percorrenza: 3h

 

 

 

Quest'anno il mese di settembre ha deciso di regalarci un assaggio di inverno in piena regola, e noi non potevamo esimerci dal verificare di persona la situazione. Negli ultimi giorni del mese un irruzione fredda da NE ha portato un netto calo delle temperature e la prima neve a quote decisamente basse per il periodo, fin verso i 1600 – 1800m a seconda della zona. Mentre sulle montagne del gruppo Velino – Sirente le precipitazioni sono state più limitate, sul Gran Sasso (e presumibilmente anche sulla Majella) si sono protratte per 3 – 4 giorni, con accumuli nevosi veramente rilevanti. E così eccoci sull'immancabile A24 con direzione Gran Sasso.


Monte Corvo visto dalla strada che sale a Prato Selva. La neve appare subito abbondante. Incredibile il contrasto con i bischi ancora vedrdissimi.


La prima vista della catena è impressionante: una linea netta separa i prati ancora verdi dal biancore splendente della neve, situandosi verso i 2000m. La quantità di neve in quota sembra subito abbondante, ma la cosa più incredibile sono delle tracce scure evidenti che segnano i pendii sotto il Cefalone: sono tracce di scorrimento di valanghe, probabilmente di neve fradicia, staccatesi per l'aumento di temperatura successivo alle precipitazioni. Si notano già gli accumuli a valle delle stesse valanghe. Le valanghe a settembre sono certamente un fenomeno abbastanza raro, e indicano evidentemente che gli accumuli sono stati rilevanti. Superato il traforo ci dirigiamo verso Prato Selva. Lungo il tragitto le viste sui versanti nord del Corno Grande, di Intermesoli e del Corvo sono incredibili.


Nel Vallone Crivellaro nella parte pianeggiante dopo la strettoia. Siamo a circa 2000m e la neve è già abbondante, dando all'ambiente una veste invernale.


La neve comincia verso i 1800m e il contrasto tra il biancore e i boschi di faggi ancora verdissimi è incredibile. Lasciamo la macchina al termine di una strada bianca a traffico limitato (siamo nel Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga) a 1700m, dietro il Colle dell'Abetone, in una radura circondata dai faggi con una splendida vista sulla nord del Corvo. Ci incamminiamo per un fangoso sentiero che supera un dosso tra i faggi e scende in breve ad una sella con cartello segnalatore. Prendiamo a destra per la Valle Crivellaro, la seconda delle due grandi incisioni glaciali che segnano questo versante del Corvo, separate da una cresta. Lasciando quindi a destra il Fosso del Monte scendiamo brevemente per poi entrare nel Crivellaro. Il bosco finisce e poco dopo inizia la neve. Saliamo per pratoni sulla sinistra (destra idrografica) del torrentello che solca la valle e verso il 1800m tocchiamo la prima neve. Continuiamo in direzione di una strozzatura nella valle, con salita sostenuta tra la neve che aumenta a vista d'occhio.


Paolo alla fine del canalino percorso in salita per arrivare alla cresta divisoria tra Crivellaro e Fosso del Monte. Neve dura e ramponi al lavoro!


Vediamo anche le tracce di un paio di valanghette. Arrivati alla strozzatura la valle si amplia e diviene per un tratto pianeggiante. Di fronte a noi una rampa ripida interrotta da una bancata rocciosa conduce al pendio sommatale dove emerge la tondeggiante antecima. Sulla sinistra e sulla destra i fianchi della valle si presentano rocciosi e ripidi. Procediamo in leggera salita tra la neve già alta, sui 30 – 40cm, a tratti sfondando. Il manto si presenta comunque già ben assestato. E questo non potrà che favorire la sua conservazione. Anziché procedere verso il pendio ripido sopraccitato risalendolo sulla sinistra dove la bancata rocciosa si interrompe (itinerario normale), prendiamo a sinistra per un canalino che sale ripido verso la cresta divisora tra Crivellaro e Fosso del Monte. Mentre saliamo ad un tratto udiamo un rombo alle nostre spalle: ci giriamo e vediamo in diretta una valanga che cade dal versante opposto della valle, proseguendo per un buon tratto e fermarsi poco prima di arrivare al centro della valle. E' proprio vero che dalla montagna non si finisce mai di imparare.


Per arrivare al pendio sommitale c'è da percorrere una crestina stile Lyskamm breve ma emozionante. Non riusciamo a capacitarci del fatto che siamo ancora a settembre....


Con l'ausilio dei ramponi arriviamo un po' faticosamente alla cresta. La vista è fantastica. Sulla sinistra la cima è evidente, in una veste prettamente invernale. Tutto il pianoro sommatale è carico di neve. In alcuni punti ventata con accumuli notevoli. Il tutto contrasta nettamente col verdore diffuso della valle. Percorriamo l'esile crestina nevosa che ci separa dal pianoro sommatale in un ambiente che ricorda il Lyskamm.


Il pendio sommitale con la vetta che ci aspetta al Sole. Lascio al Lettore ogni commento sulla condizione della neve.


La salita finale verso la vetta è una splendida cavalcata in una ambiente glaciale, con la neve abbondantissima, 50 – 60cm, dura, e le rocce cariche di galaverna a contrastare con il verde della valle e il blu del Lago di Campotosto. Purtroppo arrivati in cima ci ritroviamo immersi nelle nuvole, che ci negano la vista spettacolare che si godrebbe. Siamo a 2623m. Aspettiamo un po', ma la vista non si apre. Così riscendiamo per il pendio e poi per la via normale di salita, tralasciando la crestina. Poi per la stessa strada torniamo alla macchina. Notiamo con piacere che la neve non si è sciolta molto, ma ha resistito bene, per merito del sole che è già abbastanza basso e dell'assestamento già raggiunto dal manto.


Giulio in vetta in un breve momento di sole. Notare la galaverna sulle pietre...


Certi che il biancore che ci saluta mentre torniamo verso la città sia di buon auspicio per una stagione invernale coi fiocchi pensiamo già alla prossima escursione…