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11/12/2004 Cresta del Sirente.
Partecipanti: GIULIO, PAOLO, LEONARDO, DANIELE, SEBASTIEN.
Dislivello: 800m circa
Difficoltà: E
Tempo di Percorrenza: 3h

Un autunno bizzarro, iniziato con la neve a fine settembre, proseguito con un ottobre e un inizio novembre molto miti, passato per le prime nevicate serie nella seconda metà di novembre, ci sta traghettando verso l’inverno. Per congedarsi ha pensato bene di servirci una bella fase piovosa e mite, che ha messo a dura prova la neve caduta precedentemente alle quote medio – alte. Il risultato è un innevamento abbastanza scarso nella zona del Velino – Sirente, peraltro meno interessato dalle nevicate precedenti, mentre su Gran Sasso e Majella la situazione è migliore. D’altro canto queste condizioni permettono ancora di godere delle quote elevate senza doversi caricare di attrezzature eccessive. Se poi la meta è la Cresta del Sirente da Rovere la cosa è ancora più semplice: una gita adatta a tutti, prima nella faggeta, poi su pascoli e praterie.

Partiamo dalla piazza del piccolo paesino di Rovere, arroccato su un colle, con un bellissimo sole e una temperatura vivibilissima. Percorsi pochi metri di asfaltata prendiamo una mulattiera che sale ripida sulla collina che borda il Piano di Ovindoli. Poco dopo la pendenza diminuisce ed entriamo in una bella faggeta, che anche senza foglie conserva il suo fascino. Saliamo lungamente con alcune svolte sulla costa con belle viste verso W sulla Magnola, che appare con i suoi circhi del versante nord abbastanza innevati. Si alternano tratti nel bosco e all’aperto, la salita non è mai troppo ripida e l’assenza di vento ci permette di godere appieno della serenità dell’ambiente.


Le cime innevate della Magnola emergono sullo sfondo dei prati che iniziano al termine della faggeta.


Durante la salita ammiriamo nella zone all’ombra l’abbondante brina presente al suolo e i singolari cristalli di ghiaccio aciculari. Verso i 1700m usciamo dal bosco e il pendio si smorza. Inizia una vasta zona, caratteristica di gran parte del versante sud del Sirente, caratterizzata da pendenze blande ed un susseguirsi di innumerevoli vallette, crestine e conchette che, accavallandosi le une alle altre, salgono verso la vetta. Superiamo gruppo di splendidi cavalli che si abbeverano in un piccolo laghetto ghiacciato circondato ancora di tenera erbetta e saliamo in una delle innumerevoli vallette. Giungiamo ad un piccolo falsopiano dove iniziano le prime tracce di neve per poi salire un’altra rampa che ci conduce ad una selletta.


Leonardo alle prese con una placca di neve vecchia indurita che porta alla cresta principale del Sirente. Sullo sfondo l'Altipiano delle Rocche con i tre paesi di Rocca di Mezzo (al centro), Terranera ( sulla dx) e Rocca di Cambio (al centro in fondo).


Siamo in pratica in corrispondenza della cresta del Sirente, che in questo primo tratto è ampia e articolata. Vi sono tracce della neve residua ben indurita e una spolverata di neve fresca che da all’ambiente un aspetto invernale. Dopo una puntata al Rifugio La Vecchia immerso nella gelida ombra invernale dei 1900m tra i faggi imbiancati di ghiaccio ritorniamo alla cresta e iniziamo a seguirla. La vista è subito ampia e limpida: verso W possiamo cogliere molte delle vette del Gruppo del Velino, dalla Magnola alle Montagne dei Piani di Pezza, al Velino stesso. Verso NW l’Ocre esce bianco dalle nuvole, verso N il Corno Grande inizia a sbucare dalla foschia della Valle dell’Aterno, verso E la vetta del Sirente appare lontanissima al termine di una sequela di antecime e sellette.


In cammino sul largo crestone con la vetta che si burla di noi, bella ma irraggiungibile al termine della sequela infinita di crestine e vallette che ingannano la vista.


Di buona lena ci mettiamo in marcia, sapendo già però che la meta è troppo lontana, decisi comunque a guadagnare una delle antecime dall’aspetto invernale che vediamo davanti a noi. Man mano che saliamo, peraltro molto lentamente perché si susseguono crestine e sellette pianeggianti, l’erba e le rocce assumono un aspetto sempre più patagonico, cariche come sono di galaverna. I fili d’erba sono trasformati in una sorta di barriera corallina candida, mentre il sole che li sfiora con i suoi raggi obliqui e l’assenza di vento danno una sensazione di serenità e pace.


La zona sommitale del Sirente così come appare dall'antecima su cui ci siamo fermati. Notare la situazione della rocce...


Camminiamo perfettamente a nostro agio in questo paradiso da grande nord, affacciandoci frequentemente sul versante settentrionale della cresta che si fa via via più ripido e alto. In basso vediamo i Prati del Sirente con il Laghetto delle Pecore e il Gran Sasso all’orizzonte ormai completamente emerso dalle brume e d’aspetto invernale. Un paio di plaghe di neve vecchia bella tosta ci portano all’antecima su cui ci fermiamo, a 2128m. Erba e rocce sono tutte coperte di galaverna, mentre verso SE la Majella troneggia nella sua veste bianca. La vetta del Sirente è ancora lontana, e appare maestosamente avvolta di una cortina di ghiaccio. Dopo le (numerose) foto di rito ed un lauto pranzo con il sole che ci accarezza delicato ma caldo iniziamo la discesa.


In discesa nella valletta parallela alla cresta con il sole che disegna ombre lunghe sulla neve cristallina.


Non ripercorriamo la cresta, ma ci infiliamo in una vallecola che corre parallelamente allo spartiacque. Anche qui l’ambiente è da urlo, con la neve che brilla all’ultimo sole e le ombre che disegnano figure allungate sul terreno. Con percorso articolato in leggera discesa sempre nella valletta torniamo al laghetto dei cavalli. Da qui riprendiamo il sentiero di salita e con le ombre sempre più scure della sera torniamo a Rovere e alla macchina.

© Il Monte Geologo 2003-2004