04/08/2004 Il Grande Est di Devero
Crampiolo – Alpe Forno - Alpe Satta - Alpe della Valle - Crampiolo
Partecipanti: GIULIO, ELISA, GIULIANA, FRANCESCO.
Dislivello: 480m circa
Difficoltà: E
Tempo di Percorrenza: 4h (intero giro)
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E' una bella e fresca mattina di inizio Agosto quando partiamo dalla piccola frazione di Crampiolo, 1767m, un gruppetto di tipiche baite di pietra con i tetti anch'essi di pietra, le famose piode, sistemate lungo il torrente Devero e circondate da pascoli ordinati e boschi di larici. Siamo nel Parco Regionale Veglia – Devero, in Piemonte, nella provincia del Verbano – Cusio – Ossola, nella parte alta della Valle Devero, tributaria della Valle Antigorio. La zona è ricchissima di bellezze faunistiche, floristiche e montane. I bellissimi boschi di larici cedono il posto ai verdi pascoli punteggiati di baite degli alpeggi, che a loro volta passano alle brulle pietraie delle cime, che in alcuni casi superano i 3000m. La nostra meta è una zona di rara bellezza: il Grande Est di Devero, una lunghissima fascia di pascoli compresa tra i 2000 e i 2300m, che con vari ripiani, vallette, torrentelli, laghi e laghetti, torbiere, alpeggi, parte a Sud dalla zona del Sangiatto e arriva a Nord fino alla zona dell'Arbola. Alcuni alpeggi molto importanti, come l'Alpe Sangiatto (2010m) e l'Alpe Forno (2222m) sono ancora “caricati” e danno i loro frutti sotto forma di prodotti genuini e preziosi, e un'escursione in questi luoghi non è solo splendida per le bellezze naturali, ma anche per il fatto che permette di comprendere la vita faticosa che per tanto tempo ha animato questi luoghi e che ora stenta a sopravvivere.
Da Crampiolo, dove si arriva solo a piedi in mezzora da Devero, e dove vi sono due accoglienti pensioncine, partiamo prendendo la mulattiera di destra, che con breve e ripida salita in una bella valletta con grandi larici e bei semprevivi, porta alla minore delle due dighe del Lago Codelago o Devero, a 1860m.
Un macigno situato nel verde di una valletta fa mostra di belle pieghette nei calcescisti. |
Il bel lago dalle acque limpide color blu intenso è frutto del sollevamento per mezzo di due dighe del livello di un precedente lago di origine glaciale. Le dimensioni notevoli, la corona di montagne innevate e i radi larici che circondano le sue sponde danno all'insieme un che di nordico, di canadese. La mulattiera passa alla destra della diga e inizia a percorrere con alcuni saliscendi il lato destro del lago (sx idrografica). Dapprima ci si tiene abbastanza bassi, poi si sale un po', con alcune belle viste sul lago, e si riscende in corrispondenza di un pendio di rocce tagliato dalla mulattiera che precipita nelle acque azzurre. Si superano su bei ponticelli due torrenti impetuosi che scendono dalla zona dei Pizzi del Busin, e si arriva finalmente alla fine del lago. Lasciamo la mulattiera, ma solo temporaneamente, e prendiamo un sentiero a dx che sale superando una baita e si inoltra in una valletta verde con radi larici e molte tane di marmotta (possibili avvistamenti). Guardandoci indietro abbiamo splendide viste del lago. Con salita sostenuta giungiamo ad una selletta che immette in una verde valle pianeggiante a quota 2000m, dove si incrocia nuovamente la mulattiera.
Un marmottino non resiste alla curiosità premiando il mio appostamento sulla tana. |
E' un vero regno della marmotte, che occupano numerose i fianchi erbosi e giocano a nascondino con noi. Ogni tanto un fischio acuto ci indirizza verso una tana sulla cui apertura sta in piedi una grassa marmotta. I più curiosi sono i piccoli, e dopo un appostamento di pochi minuti sopra una tana in cui si era appena rifugiato un piccolo riusciamo a fare belle foto perché il marmottino immancabilmente fa capolino con circospezione per soddisfare la sua curiosità. La zona è anche molto interessante geologicamente: consiglio un'osservazione delle pieghette che interessano gli strati più competenti nei blocchi di calcescisti che punteggiano qua e là il prato. Dopo un percorso pianeggiante e una breve salitella si esce dalla valletta e ci si ritrova a dominare con lo sguardo verso sx la conca e il lago di Pianboglio, mentre di fronte a noi scure nubi si addensano sulla vetta della Punta d'Arbola (3235m) e i suoi nevai perenni. La mulattiera riprende a salire in modo accentuato, e con numerose svolte e diagonali si risale il pendio con belle vedute sulla Bocchetta d'Arbola e il Monte Figascian a sx. Una svolta verso dx prelude all'arrivo all'Alpe Forno, 2222m.
Nei pressi dell'Alpe Forno le mucche riposano placidamente sui pascoli del Grande Est.. |
Superato un limpido torrente eccoci alla baita e ai “profumi” dell'alpe, ancora caricata a dovere. Lo sguardo, che prima era aperto verso W ma precluso verso E, ora si apre in quest'ultima direzione, si apre ai grandi pascoli cosparsi di mucche, solcati da pigri ruscelli e segnati da laghetti e torbiere. Dopo le foto di rito all'Alpe attraversiamo nuovamente il ruscello e puntiamo decisamente verso S, costeggiandolo. Dopo un pranzetto sulle rive del torrentello in corrispondenza di una torbiera riprendiamo il cammino. È la parte più bella dell'escursione: siamo completamente immersi nei grandi pascoli pianeggianti del Grande Est. Per tracce di sentiero con lungo percorso pianeggiante si superano innumerevoli torrenti sinuosi, laghetti in cui si specchia il cielo nuvoloso, torbiere il cui gli Eriofori danzano al vento, nevai residui circondati di tardive fioriture di genziane e anemoni, gruppi di mucche al pascolo o stese a ruminare con le mammelle gravide di latte. Ad un tratto un torrente, con gran fragore, scompare in una fenditura nella roccia. Verso sx le scure moli del Monte Minoia, dei Pizzi della Satta e dei Pizzi del Busin segnano il limite dei pascoli, che con ripiani a diversa altezza salgono fino al limitare di nere pietraie.
Uno dei tanti laghetti del Grande Est riflette le nuvole. Sullo sfondo il Monte Corbernas e la Punta della Valle. |
Superato l'ennesimo laghetto, dopo una blanda discesa ci si affaccia sulle diroccate baite dell'Alpe la Satta, 2200m, in bella posizione panoramica. Da qui si prende un bivio verso dx prima di arrivare alla baita, e si percorre in discesa una valletta solcata da un allegro e limpido torrente. Notiamo la fatica dell'uomo lungo il percorso, sotto forma di muretti a secco di sostegno del sentiero e porzioni lastricate dello stesso.
Una breve discesa e l'ultimo laghetto preannunciano l'arrivo all'Alpe la Satta, mentre all'orizzonte il Grande Est continua. |
Dopo aver attraversato un paio di volte il torrente si devia verso sx e con lungo e panoramico percorso pianeggiante con belle viste sul Lago Devero si arriva all'Alpe della Valle, 2083m. La rupe che sovrasta l'alpeggio è spesso sorvolata da una coppia di aquile. Dopo una sosta refrigerante sulle splendide rocce bianche e lisce del fiume si riparte in decisa discesa, puntando verso il Lago Devero su uno stretto e terroso sentiero. Con lungo percorso in discesa che regala splendide viste sul lago si rientra nel bosco di larici e si scende con percorso accidentato fino a incontrare la mulattiera, già percorsa la mattina, che in breve riporta alla diga minore del Devero a Crampiolo.
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