SEI IN Home>Relazione Cima della Terratta
Dopo una giornata di pioggia incessante in terra d’Abruzzo il tempo sembra migliorare un pochino è così ci ritroviamo al lago di Scanno ai confini del parco N.d’A con l’obbiettivo di salire sulla Terratta, la cima più alta di un grande sistema montuoso conosciuto con il nome di Serra della Terratta o Montagna Grande. Dal lago percorriamo un tratto della breve strada sterrata che porta all’inizio del Vallone della Terratta, le montagne sono coperte dalle nuvole, la temperatura è mite e qualche goccia di pioggia ci accompagna lungo l’inizio del sentiero
Entriamo nel bosco umido, il sentiero sale all’interno del profondo vallone e lentamente prende quota, ogni tanto cade qualche goccia di pioggia che bagna il viso ma tutto sommato il tempo non è poi così male. Risalendo lungo la valle rimaniamo impressionati dai danni al bosco causati da una potente valanga caduta probabilmente lo scorso inverno; le foglie degli alberi salendo di quota perdono i loro colori e ora il colore dominante è il rosso-marroncino e il sottobosco inizia a ricoprirsi di uno strato di foglie umide.
Usciamo dal bosco alla testata di questo lungo vallone alla quota di 1850 mt circa, passiamo accanto allo Stazzo della Terratta abbandonato e oramai distrutto, qualche rado faggio in veste tardo autunnale lascia il posto alle balze rocciose che caratterizzano i piccoli circhi glaciali della Terratta coperti in parte dalle nuvole. Il sentiero piega decisamente a sinistra per risalire in direzione SW verso una valletta che porta verso la cima; troviamo riparo in una piccola grotta per ripararci da un rovescio di pioggia che per fortuna dura poco e ci permette di continuare verso la cima. Entriamo nelle nuvole e percorriamo gli ultimi pendii erosi che portano sul crinale caratterizzato da molte prominenze di quasi uguale altezza, la più alta 2208mt è la cima della Terratta.
Siamo nella nebbia ma per nostra fortuna dopo pochi minuti questa si dissolve sulla cima, purtroppo le nuvole circostanti coprono le montagne del Parco ma la visibilità resta buona permettendoci di vedere il vicino monte Genzana e la piana del Fucino avvolta nella nebbia. La temperatura non è bassa ma il vento e la nebbia ci consigliano di scendere e di fermarci a mangiare più in basso poco sopra lo stazzo; riprendiamo la discesa e ripercorriamo a ritroso la strada di salita, il lungo e umido bosco del vallone ci riporta così alla macchina. Siamo entusiasti di questa grande montagna ancora tutta da scoprire, poco frequentata e selvaggia, che oggi ci ha mostrato il suo volto autunnale.
© Il Monte Geologo 2003-2005
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