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26/02/2006 Scialpinistica al Monte Rapina, massiccio della Majella.
Partecipanti: PAOLO, GIULIO, FABIO, DORINA, SEBASTIEN.
Dislivello: 900m
Difficoltà: MS
Tempo di salita: 2h

Finora l’inverno per l’Appennino è stato prodigo di neve, privilegiando soprattutto i monti più occidentali e le quote medio – alte. Rispetto all’anno scorso infatti, quando la neve era abbondante fino alle quote medio – basse, ora c’è una sorta di linea di demarcazione abbastanza netta che separa le zone senza o con pochissima neve, fin verso i 1200m, e le zone abbondantemente innevate, soprattutto sopra i 1400m. Negli ultimi tempi, ci sono stati nuovi apporti nevosi, il che, unito alle temperature abbastanza alte, mantiene un rischio valanghe moderato. Così siamo alla ricerca di itinerari non rischiosi, e decidiamo di percorrere uno degli MS ormai grandi classici dell’Appennino: il Monte Rapina.


L'inizio della salita, su neve dura tra gli arbusti.


Si tratta di una delle vette minori della Majella, con uno splendido pendio poco acclive ad esposizione N – NW, molto panoramico e da urlo con neve fresca. Ed è proprio in cerca di questa che percorriamo l’autostrada Roma – Pescara. Raggiunto il bel paese di Caramanico Terme proseguiamo fino alla frazione di S. Nicolao per poi lasciare la macchina su una stretta stradina sbarrata dalla neve intorno ai 1100m. Ci troviamo nel punto il cui il largo crinale N – NW del Rapina si stempera nei dolci pendii che degradano verso le basse colline del chetino. Siamo nel Parco Nazionale della Majella, e accanto a noi si snoda una delle valli più selvagge e incontaminate del massiccio, la Valle dell’Orfento. La giornata è parzialmente nuvolosa, tira un debole vento occidentale.


Sebastien ormai sull'antecima del Rapina.


Calzati gli sci iniziamo la salita puntando verso l’antecima già ben visibile, preceduti da numerosi scialpinisti, una situazione rara per l’Appennino. Ci teniamo sulla parte destra del versante, salendo moderatamente su neve dura, che però lascia intuire la presenza di una crosta, per ora portante. La vista è già molto ampia verso N e W, dove possiamo ammirare le colline che degradano verso il mare, il Gran Sasso in lontananza e il ben più vicino Morrone, che con il suo versante settentrionale ci ispira future discese. Con salita costante percorriamo una larga cresta che va facendosi un poco più evidente, mentre la parte centrale del pendio risulta leggermente depressa e in parte occupata dalla faggeta.


Neve ventata tra i pini mughi poco prima dell'antecima del Rapina.


Superato il rifugio Barrasso, 1542m, la pendenza aumenta, e si prosegue a zig zag sempre lungo il largo crinale. L’apparire dei pini mughi preannuncia l’arrivo sull’antecima, una sorta di piatta terrazza leggermente incavata. Ora il vento è più forte e le nubi più dense, ma la vetta, una leggera prominenza lungo la cresta che va facendosi più acuminata, è vicina e illuminata da sprazzi di sole. Un ultimo sforzo e ci siamo, 2027m. La montagna non finisce qui, in realtà questo è solo l’inizio: si potrebbe proseguire, e qualcuno che ci ha preceduto lo fa, con percorso lungo e articolato sempre sullo stesso crinale, fino al Monte Pesco Falcone, 2657, una delle elevazioni maggiori della Majella.


Sulla vetta del Rapina.


Oggi però siamo contenti così, e le nubi che avvolgono veloci gli ormai piccoli scialpinisti che proseguono verso le quote più alte accelerano solo la nostra voglia di discesa. Così siamo di nuovo con gli sci ai piedi a urlare sulle prime curve su neve splendida. Per sfruttare al massimo le zone più all’ombra, dove la neve è rimasta più soffice, ci teniamo poco sotto il crinale di salita all’interno di un valloncello, ma poco sopra il Rifugio Barrasso la neve inizia a diventare pesante e crostosa, risultando migliore sulla cresta. Ancora più in basso diventa difficilmente sciabile, ma ormai siamo vicini alla macchina, soddisfatti e affannati.

Sebastien esibisce curve da maestro in discesa.

 


Considerazioni di giornata: non a caso questo Rapina è una classica. Veramente da urlo con abbondante neve fresca, non presenta rischio di valanghe. Consigliabile dopo una grande nevicata dai quadranti orientali, nel qual caso però si dovranno considerare circa 200 metri di dislivello in più. Da tenere presente la prosecuzione fino all’antecima 2463m del Pesco Falcone, dalla quale si può scendere o per l’itinerario di salita o per l’interessante valloncello del Cucchiaio, tenendo presente però che questo è più rischioso per le valanghe.

Accesso stradale: Autostrada A24 Roma – l’Aquila e poi A25 Torano – Pescara. Uscire ad Alanno – Scafa. Quindi SS487 fino a Caramanico Terme. Dal paese seguire le indicazioni per la frazione S. Nicolao. Se la neve lo consente proseguire un poco oltre la frazione e prendere a sx una stretta stradina asfaltata, lasciando la macchina sui 1100m all’inizio del crinale del Rapina.

DATI METEO, ore 13:00

-Località: Monte Rapina, 2027m
-Temperatura aria: -3,8 °C

PRIMO VIDEO 2,41 Mb .avi
SECONDO VIDEO 1,38 Mb .avi

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