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10/12/2005 Giro piccolo di Pezza con gli sci da fondo.
Partecipanti: GIULIO, ELISA, FABIO, FRANCESCA.
Dislivello: --mt
Difficoltà: E
Tempo di Percorrenza: 2h

Breve e divertente giro nella parte "minore" del Piano di Pezza, con divertenti ondulazioni glaciali, salite e discesette.

In questo ponte dell’immacolata tanto nevoso come non si vedeva da anni decidiamo di farci un giretto con gli sci da fondo ai Piani di Pezza. Quella che segue è la descrizione di quello che ho chiamato “Anello piccolo di Pezza”, un tranquillo giro, sui 1500m di quota media, effettuabile senza problemi in due ore, non faticoso e molto divertente, che si addentra nel minore e più alto dei due pianori che compongono Pezza: il Piano del Ceraso. Il giro comprende un tratto in piano e uno in cui si affrontano, salendo e scendendo, le gobbe che altro non sono che le morene dell’ultima glaciazione. Ritengo questa parte veramente apprezzabile, soprattutto per le numerose e varie discesette veramente molto gustose.


Al Vado di Pezza il tempo è inclemente, vento, nevischio e scaccianeve.


La giornata è grigia e fredda, c’è parecchio vento e cade un nevischio debole. Al nostro arrivo al Vado di Pezza uno scaccianeve basso sulla strada complica un po’ le cose, ma appena usciti dalla via preferenziale del vado, di fronte al Rifugio del Lupo, si sta già meglio. Ci avviamo per la sterrata che prosegue davanti a noi, sommersa da buoni 70cm di neve, in parte già assestata e molto comoda da solcare. Tagliamo sulla dx il curvone che compie la strada, percorrendo un lungo tratto pianeggiante in direzione SSW fino a incontrare nuovamente la carrareccia nel punto in cui questa attraversa una staccionata con filo metallico.


Elisa sulle ondulazione che conducono verso la fine del Piano del Ceraso. Di fronte i contrafforti della Magnola.


L’atmosfera è prettamente invernale: c’è molto vento, che a tratti alza turbini di neve; pesanti nuvole gravano sulle montagne; qualche fiocco duro picchietta sulla giacca. Una volta oltrepassata la palizzata si prende leggermente a dx, dirigendosi verso le evidenti collinette lasciate dall’azione glaciale, percorrendo un altro tratto pianeggiante (direzione SW). Giunti alle ondulazioni le si segue senza percorso obbligato puntando verso S – SW, affrontando brevi salite e divertenti discese, fino ad arrivare in vista della fine del piano, dove la valle si stringe piegando a dx ed inizia la faggeta, a ridosso dei contrafforti della Magnola (sulla sx si va al Vado del Ceraso e quindi ad Ovindoli). Il ritorno avviene per la stessa via, potendo comunque variare il percorso sulle collinette a piacimento.


Primo tratto in piano in direzione Piano del Ceraso. Il clima è decisamente invernale!


Mentre tornavamo alcuni istanti di pallido sole hanno illuminato Monte Rotondo, che con la sua mole tozza domina guardando verso N. E’ veramente impressionante vedere quanta neve ci sia su un versante meridionale come questo che normalmente ne è molto avaro. Rientrando bisogna ripassare per il passaggio della palizzata, poi il rientro alla macchina può avvenire per la medesima via dell’andata (la più breve) o proseguendo per la sterrata (spesso attrezzata con la pista), fino all’accogliente Rifugio del Lupo e alla macchina.

Un pino alquanto molestato dalla neve sulle ondulazioni del Piano del Ceraso.

Una pigna del pino di cui sopra addormentata nella stretta gelida del ghiaccio.

Foto (un po' elaborata) del versante meridionale di Monte Rotondo come non si vede (quasi) mai.

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