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05/08/2004 Punta di Valdeserta o Gr. Schinhorn.
Partecipanti: GIULIO, FABIO.
Dislivello: 1172m circa
Difficoltà: EE
Tempo di Percorrenza: 4h

 

 

 

Siamo a Crampiolo, splendido alpeggio a 1767m nella Valle di Devero, tributaria della Valle Antigorio, a sua volta prosecuzione della Val d'Ossola. Dopo un paio di giorni preparatori siamo pronti ad un'escursione di impegno maggiore: la Punta di Valdeserta, 2939m, situata alla testata di una valle estremamente brulla, severa e pochissimo frequentata. Una sorta di piccolo wilderness nel Parco Regionale Veglia – Devero. La mattina siamo in piedi di buonora, ma la fortuna non è dalla nostra: le bellissime baite di pietra si confondono sullo sfondo di un cielo plumbeo, che minaccia pioggia. Per fortuna sembrano nubi alte e le vette sono sgombre, così decidiamo di tentare lo stesso. L'ascensione non presenta difficoltà tecniche, ma l'eventuale arrivo della nebbia in una zona priva di sentieri può portare a perdere l'orientamento.

 


Fabio guarda pensoso il cielo che va coprendosi mentre arriviamo al baitello dell'Alpe di Valdeserta, protetto da un grosso massso di serpentino.


Lasciamo le ultime baite con i fiori alle finestre sulla dx e, superato su un ponticello il Torrente Devero, prendiamo la sterrata che sale verso la maggiore delle due dighe del Lago Codelago. Saliamo moderatamente tra i larici in una valletta, con i fischi delle marmotte che ci accompagnano, ed in breve siamo alla larga diga a gradoni, dietro la quale il lago appare nelle sue dimensioni ragguardevoli, blu scuro, circondato da radi larici che occupano anche penisole e isolette dando un aspetto canadese alla zona. Verso valle il cielo si scurisce, ma nella nostra direzione sembra aprirsi. Il sentiero segue pianeggiante il bordo del lago, con belle viste sullo specchio d'acqua e sul Grande Est di Devero, la fascia di alpeggi e pascoli dell'altro lato della valle. Superata una pietraia si scende ad una larga penisola con grossi larici che altro non è che il conoide formato dal torrente che sbocca dalla Valdeserta. Si arriva infatti in breve al torrente e subito dopo si prende il sentiero verso sx, che inizia subito a salire.


Siamo ormai al cospetto della grande pietraia - morena che bisogna risalire. E' un percorso faticoso, e per di più scende la nebbia e inizia a piovere.


Tra i larici e i mirtilli si guadagna quota rapidamente con varie svolte, sempre nelle vicinanze del torrente che scende spumeggiando tra i massi, finché il pendio diventa meno acclive e gli alberi si fanno più radi. La vista che si apre sulle montagne e bei prati verdi sono il preludio all'arrivo al baitello isolato che rappresenta l'Alpe di Valdeserta, a 2047m. Addossata e protetta da un enorme macigno la baita è perfettamente inserita nell'ambiente pietroso che caratterizza la valle. Sulla sx ammiriamo la rossa mole di serpentino del Pizzo di Crampiolo, mentre di fronte le grigie rocce di gneiss occupano il prosieguo della valle. Il tempo va chiudendosi anche verso la Svizzera, ma noi non molliamo. Ora per tracce di sentiero e ometti che si fanno sempre più radi si risale la valle in leggera ma continua salita. Ci si tiene alla dx (sx idrografica) del torrente. Man mano che saliamo l'erba cede sempre più il posto alle pietre. La testata della valle è già evidente, anche se la vetta non si vede, ma sta calando una brutta nebbia.


Fabio sull'aguzza vetta della Punta di Valdeserta, una massa di blocconi di serpentino accatastati alla rinfusa, coperti di licheni e scivolosi.


Il tempo di arrivare in fondo, alla base di una ripida pietraia morenica (2350m) che interrompe una bancata rocciosa offrendo una faticoso ma sicuro percorso, che la nebbia ha coperto tutto in alto e inizia a piovere. Si impone una decisione: decidiamo di arrivare in cima alla pietraia per poi vedere la situazione una volta arrivati su. Faticosamente risaliamo il ripido pendio, cercando di sfruttare le zone con un po' di erba che risultano meno sdrucciolevoli rispetto alle instabili rocce. Ormai nella nebbia e sotto la pioggia battente arriviamo alla fine della pietraia, a quasi 2600m. Da qui, senza tracce ne ometti, l'itinerario prevede di risalire una valletta in debole pendenza in direzione prima W poi SW fino ad una sella e quindi in vetta. Il problema è la nebbia, con la quale non si può andare da nessuna parte. Stiamo infatti per rinunciare, ma all'improvviso la nebbia si alza quel tanto che basta per farci vedere la strada: non si vede la vetta, ma la valle fino alla sella si! Allora si parte, ora su neve continua in moderata salita. Alla nostra destra abbiamo nere pareti di serpentino, a dx la vecchia morena del ghiacciaio che fino a pochi anni fa occupava la valle.


Ecco la massima vista verso la Svizzera che ci ha concesso la giornata. Niente di che, però quanta neve ancora...


Saliamo noi e sale anche la nebbia, mentre la pioggia continua incessante e fredda. Superiamo un'ultima rampa un po' più ripida, dove emergono anche plaghe di ghiaccio, ultimi resti agonizzanti del Ghiacciaio di Valdeserta, e arriviamo ormai zuppi al Passo del Ghiacciaio di Valdeserta a 2826m. Finalmente si vede anche la vetta a dx, mentre oltre il valico, attraverso la cortina di pioggia, si vedono alcuni monti svizzeri ancora innevati. Rimane una piccola salita fino alla vetta, ma non è una formalità: si sale per grossi blocchi di serpentino coperti di licheni resi viscidi dalla pioggia. Tra un blocco e un altro ci sono belle fessure e quindi bisogna stare attenti.


Giulio sui nevai che coprono quello che un tempo era il Ghiacciaio di Valdeserta e ora non è che un pietraia instabile. Sullo sfondo l'aguzza cima appena salita.


Molto lentamente guadagnamo quota tenendoci vicini alla cresta che dà verso la valle percorsa in salita. L'ultimo tratto è più affilato e la vetta si riduce ad uno spillo di roccia umida a picco verso la Svizzera. Foto di rito, dose di pioggia a vento, un po' di sano freddo e siamo subito in discesa, cautamente, sui blocchi fino alla sella. Poi pattiniamo sulla neve e velocemente scendiamo all'inizio della ripida pietraia. Finalmente smette di piovere mentre con il fondamentale aiuto delle racchette scendiamo lentamente la pietraia. Una volta arrivati giù è tutta una cavalcata nel fondo della valle e poi sul sentiero (c'è giusto il tempo per un incontro ravvicinato con un camoscio), che ci riporta al Lago Devero e a Crampiolo, in tempo per il dolce.




 

 

 

 
Speciali Montagna