SEI IN Home>Relazione Giumenta Bianca (M. Amaro)
Finalmente la Majella, partiamo così in un giorno feriale; la tangenziale est in entrata a Roma è bloccata, la macchina ci porta fra mandorli in fiore e prati verdi al passo San Leonardo, il caldo eccessivo degli ultimi giorni ha sciolto tantissima neve, le Rave della Majella appaiono comunque in ottimo stato. Lasciamo la macchina poco distante dal sentiero del CAI che si dirige nel bosco verso la direttissima di Monte amaro. Il tempo è un pò incerto, un leggera grandinata ci accoglie alla partenza, mettiamo gli sci sullo zaino e saliamo sui prati e nel bosco verdeggiante verso l’ evidente canalone di salita. Entriamo nel bosco e saliamo ora su sentiero, alberi divelti e rami spezzati ci annunciano la vicinanza della Rava, poco dopo infatti siamo sulla prima lingua di neve verso quota 1700mt circa alla base della Giumenta Bianca.
Calziamo gli sci e con passo lento ma costante iniziamo la lunga risalita, due persone ci precedono, l’ambiente è magnifico e questo canale è enorme, poche volte mi è capitato di perdere il senso delle proporzioni in montagna come oggi, le svolte si susseguono ma sembra di restare sempre nello stesso punto. Verso quota 2000 raggiungiamo i due ragazzi che ci precedono, hanno deciso di scendere e tornano in dietro, la neve non è delle migliori e nei traversi gli sci tendono a scivolare, il tempo sembra migliorare e il sole ora occhieggia più deciso fra le nubi alte e sottili. Sotto di noi la Rava è già molto invitante ma siamo decisi ad arrivare in cima e non vogliamo farci tradire dalla voglia di scendere, la pendenza diminuisce un pò e passata la strettoia pieghiamo a destra verso la sella di quota 2600mt.
Un vento teso da ovest inizia a spirare agevolandoci sulle ultime svolte prime della sella che ci regala una bella vista sull’enorme altipiano di Femmina Morta. Con un ultimo sforzo ci dirigiamo verso la cima, l’ ultimo tratto a piedi su pietrame sconnesso è una tortura ma finisce poco dopo con la croce di vetta di Monte Amaro dove possiamo finalmente ammirare il panorama a 360°. Bellissima la visuale sulle montagne del Parco Nazionale, del Gran Sasso e del Velino, il Mare Adriatico si intravede nella foschia dei bassi strati; il monte Acquaviva ancora ben innevato e il vicino Pescofalcone dove si intravedono 2-3 persone immerse anche loro nella solitudine di queste montagne.
Il vento è forte e così andiamo a mangiare dentro al bivacco, il vetro della porta non c’ è e dentro è un porcile pieno di neve e spazzatura, è un dispiacere vedere l’ ignoranza delle persone anche in posti come questi. Lasciamo i nostri pensieri sul libro di vetta e facciamo due passi a piedi, ci affacciamo sulla Val Cannella anch’essa piena di neve ma sofferente per l’eccessivo caldo di questi giorni, il senso di solitudine che dà la Majella è unico, neanche il Gran Sasso offre grandi spazi così isolati lontano dalla civiltà, si è vero la neve nella Rava si sta rovinando ogni minuto di più ma che importa se oggi Monte Amaro ci sta regalando questo angolo di mondo solo per noi.
Stringiamo gli scarponi e calziamo gli sci dirigendoci in direzione N-W verso la linea di entrata nella parte alta della Rava, la neve non è male, il breve tratto OS a 35-40° è facile e molto divertente, urlando entriamo nella Rava. Lunghe serie di curve ci ricordano la grandezza di questo posto, dobbiamo fermarci ogni tanto per riprendere fiato e far riposare le gambe, questo canalone di neve sembra non voler mai finire, è proprio quello che stavamo cercando, Giulio vola nella Rava io dietro di lui e mentre le linee di discesa si incrociano in un attimo e un’ eternità siamo di fronte ai sassi accanto al bosco dove finisce la neve. Il tratto a piedi ci riporta fra piccoli corsi d’acqua e prati fioriti di nuovo sulla strada e alla macchina, in mezzo alla primavera.
Considerazioni: Salita che richiede un impegno fisico notevole, da effettuarsi solo in condizioni di neve molto stabile, l’entrata nel breve tratto OS ha un pendenza di 35-40°, attenzione quando ghiacciata o presenta cornici soprastanti!! © Il Monte Geologo 2003-2005
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