11/07/2004
Vallone di Fonte Rionne
Partecipanti: GIULIO, PAOLO.
Dislivello: 500m
Tempo di Percorrenza: 1,30h |
Il programma
estivo del Monte Geologo prevede un tentativo di ascensione al Monte
Rosa, e quale palestra migliore del Gran Sasso ci può essere
vicino Roma per fare prove di cordata e progressione su neve?
Eccoci allora sull’amata A24 in una soleggiata ma non eccessivamente
calda giornata di Luglio con destinazione Campo Imperatore. La palestra
più indicata è stata individuata nell’impervio vallone
di Fonte Rionne, stretto tra le rocce del Monte Infornace, cima minore
del Prena. Il vallone è famoso per il semplice fatto che è
uno dei pochi nevai estivi sicuri del Gran Sasso: anche in annate avare
di neve permane per tutta la stagione estiva, stretta tra le rocce,
una striscia bianca molto spessa, più o meno lunga a seconda
del mese e dell’andamento stagionale.
Paolo
indica il canale di Fonte Rionne, che si inerpica tra le Coste di
Sferruccio al centro della foto. |
All’inizio dell’estate il canale, che è detto a Y
perché ad un certo punto si divide in due, è pieno di
neve (ventata e di valanga). Poi, col procedere dei giorni, la striscia
si restringe e si formano crepacci laterali a contatto con la roccia
che mettono in evidenza spessori intorno ai 20m in alcuni punti. In
alcuni tratti la striscia diviene talmente stretta da assumere le caratteristiche
tipiche dei ponti di neve, cha a loro volta si assottigliano sempre
più per poi crollare con grossi problemi per la prosecuzione.
Insomma, un ambiente ideale per provare qualche tecnica di base.
Lasciamo la macchina sulla carrozzabile di Campo Imperatore proprio
di fronte al Prena. C’è un bel vento e il cielo è
sereno. Costeggiando le ultime morene lasciate dal ghiacciaio che solcava
Campo Imperatore durante l’ultima glaciazione ci dirigiamo verso
l’inizio del vallone di Fonte Rionne, già evidente nella
sua tipica forma a Y. L’attraversamento del piano è lungo,
ma via via che la montagna si fa più vicina cresce anche la voglia
di andare.
Ecco
la neve che appare improvvisamente tra le rocce subito dopo la curva
verso destra del canale. |
Seguendo la scia del conoide che esce dal vallone arriviamo finalmente
all’inizio. A questo punto saliamo sul fianco sinistro (dx orografico)
per evitare il fondo sassoso e scomodo. Per tracce di sentiero guadagniamo
quota tra ripiani erbosi e zone sassose. Le Coste di Sferruccio del
Prena e dell’Infornace si fanno sempre più alte e incombenti
mentre avanziamo; un gregge di pecore giù nel fondo del vallone
segnala la presenza dell’acqua, che infatti poco più su
scende limpida tra pozze e cascatelle. Notiamo anche le opere di captazione
in cemento: in un altipiano caricato di bestiame come Campo Imperatore
l’acqua è una risorsa fondamentale che va sfruttata.
Il sentiero si fa più ripido e con qualche zig zag supera una
balza rocciosa oltre la quale il vallone si approfondisce e devia verso
dx.
Siamo
sulla neve. Già si nota lo spessore ai bordi, evidenziato
dall'intercapedine tra neve e roccia. |
Poco dopo ecco apparire la prima neve: una esile striscia bianca incassata
tra alte pareti rocciose. Insieme alla neve appaiono anche 3 persone,
due delle quali scopriamo poi essere del soccorso alpino, che armeggiano
all’inizio del nevaio. Il sentiero finisce, e proseguiamo ora
superando alla meglio i grossi massi, fino a toccare la neve. È
un posto incredibile: la striscia bianca si incunea tra pareti e guglie
rocciose sempre più alte che danno la sensazione di un luogo
infernale. Poco dopo siamo tutti equipaggiati e pronti per la salita:
imbraco, casco, piccozza, ramponi e corda pronti. Saliamo il primo tratto,
che dopo pochi metri è già interrotto. Con il fondamentale
aiuto della piccozza scendiamo e risaliamo su neve e roccette al secondo
tratto di nevaio, che iniziamo a risalire dopo aver messo i ramponi
ed esserci legati.
Paolo
è in attesa di affrontare il ponticello di neve. Notare lo
spessore ai lati. |
Ai bordi tra la neve e le rocce già si cominciano a vedere delle
strette intercapedini profonde diversi metri. Superiamo un primo tratto
più stretto del nevaio, saliamo ancora e poi dobbiamo affrontare
un passaggio delicato: un paio di metri in cui la neve si è ridotta
ad una striscia non più larga di 40cm, con ai lati crepacci di
15m e oltre. Con molta cautela andiamo oltre, ma poco dopo siamo costretti
a fermarci, e così i tre che ci precedono: un vecchio ponte di
neve deve essere crollato da poco e al suo posto c’è una
voragine senza neve, con le rocce lisce che non forniscono alcun aiuto.
Eccomi
in discesa sul ponticello. |
Siamo poco prima della biforcazione a Y, la prosecuzione del canale
deve essere molto suggestiva, ma non c’è nulla da fare.
Mentre ci rifocilliamo i tre tentano di attrezzare un passaggio: uno
riesce a scendere e a risalire una placca rocciosa, ma oltre le cose
non vanno meglio, anzi c’è un altro baratro, e così
non si può fare altro che rinunciare. Frattanto il tempo peggiora,
il cielo si copre e un vento freddo comincia a incunearsi sempre più
forte tra le rocce. Decidiamo così di scendere. Prima di arrivare
alla fine della neve però c’è il tempo per qualche
esercitazione di discesa e salita sulle paretine di neve dura ai bordi
del nevaio. Poi è tutta una lunga cavalcata verso la macchina.
Note: vento
massimo registrato all'Ostello Campo Imperatore 43,7 km/h
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