08/01/2005 Scialpinistica alla cresta del Sirente.
Partecipanti: GIULIO, PAOLO, SERGIO, ROBERTO, PIETRO.
Dislivello: 800m circa
Difficoltà: MS
Tempo di Percorrenza: 3h |
È dal primo dell’anno che in Abruzzo, dopo abbondanti nevicate, sono subentrate bellissime giornate di sole, ideali per godersi appieno il manto nevoso. La venuta di due nuovi frequentatori dello scialpinismo, volenterosi di misurarsi con questa faticosa disciplina, è stata l’occasione per un’escursione al limite tra sciescursionismo e scialpinismo, con pendii dolci e non difficili. La scelta è caduta sulla bellissima e panoramica cresta del Sirente da Rovere, già percorsa in quel di dicembre in condizioni spettacolari. Abbiamo colto l’occasione anche per una visita al Rifugio La Vecchia, ansiosi di vederlo in condizioni invernali, in previsione di un futuro pernottamento.
All'inizio della salita, tra macchie di faggi e zone aperte, con splendida vista sull'Altipiano di Ovindoli. In fondo la Serra di Celano. |
Partiamo da Rovere, splendido paesino arroccato su una collina in posizione dominante sull’Altipiano delle Rocche, prendendo il sentiero per la via normale al Sirente. In paese vi sono una trentina di cm di neve, che ricoprono anche il sentiero, ma non è difficile seguirlo perché altri ci hanno preceduto a piedi e con gli sci. Il tempo è splendido: minima la notte a -12°C, cielo terso, sole caldo, neve ottima per salire perché ancora dura della gelata notturna. Saliamo brevemente sul versante W della collina, per poi prendere a dx ad una biforcazione entrando nella faggeta oberata di neve. I rami bassi degli alberi sono piegati all’inverosimile a causa dell’abbondante apporto di neve umida verificatosi il 26-27 dicembre.
La pendenza diventa più blanda e il bosco cede il passo ai pascoli innevati. Sullo sfondo la Magnola. |
Dobbiamo un po’ districarci perché il sentiero è invaso dai rami che creano pittoreschi archi e tunnel, finché arriviamo ad una piccola sella oltre la quale il sentiero si affaccia sul Piano di Ovindoli e sulla Magnola. Dopo un breve tratto pianeggiante superiamo una rete di filo spinato con cancello e iniziamo a salire più ripidi, con alcune svolte il versante della montagna. Tra zone aperte e macchie boscose, stando attenti nel non facilissimo compito di seguire il sentiero ora meno tracciato, guadagniamo rapidamente quota, con la vista che si amplia costantemente sulla cerchia di Montagne del Velino. Una diminuzione della pendenza è preludio all’uscita dal bosco, verso i 1700, dove i versante si trasforma in una dolce successione di vallecole e crestine che con blanda pendenza risalgono verso la cresta principale del Sirente, che è ancora nascosta. Dopo alcune foto allo splendido panorama sulle montagne della Magnola e il Velino percorriamo un breve tratto pianeggiante e prendiamo una valletta come tante (ma solo questa è quella giusta) che sale in direzione E.
Guadagnamo quota lentamente tra vallette e dossi con la neve mirabilmente scolpita dal vento. |
La salita, non ripida, è piacevole. La neve è scolpita in forme fantasiose dal vento, con numerose crestine e avvallamenti, simili a onde marine. Un altro breve tratto in falsopiano e un’ultima rampa ci portano in corrispondenza della cresta principale, nei pressi del monte Mandra Murata. In questo tratto la cresta è articolata e non ben definita, comunque ci vuole poco per affacciarci alla splendida vista dell’Altipiano delle Rocche con Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio in splendida prospettiva, del Cagno e dell’Ocre e soprattutto dell’onnipresente Gran Sasso. Ancora un breve tratto in leggera discesa ed arriviamo finalmente al Rifugio, mezzo sommerso dalla neve ma sempre accogliente, con la mitica finestrella che punta la maestosa Majella all’orizzonte e la stufa a legna che aspetta di essere accesa per regalarci una calda notte in un ambiente mozzafiato. Fuori fa un bel freschetto però, così non ci perdiamo troppo in osservazioni mistiche e riflessioni ascetiche, ma badiamo ad un più pratico riscaldamento ripartendo alla volta della cresta per percorrerne un tratto.
Sergio in arrivo sulla cimetta di quota 2128. Alle sue spalle il pendio di discesa e le montagne del Geuppo del Velino a fare da cornice. Si nota la piramide sommitale del Velino (2487m).. |
Così tornati brevemente sui nostri passi saliamo un breve ma ripido pendio fino sulla cresta e iniziamo a seguirla, tenendoci un po’ sul versante SW, puntando ad una evidente antecima del Sirente (la vetta è lontanissima). Salendo leggermente, tra vallette e dossi ingombri di neve mirabilmente modellata in forme aerodinamiche, procediamo verso la cimetta, entrando poi in una evidente valle che sale parallela alla vicina cresta. In breve raggiungiamo la nostra meta, la cima di 2128m, piantiamo gli sci è ci riposiamo. C’è un po’ di vento, ma non è freddo. La vista spazia a 360° su un susseguirsi di grandi dorsali e profonde valli, sulla Majella, il Gran Sasso, Velino e Magnola, Viglio ed Ernici. Ubriacati da tanta grandezza stappiamo vino e grappa, stendiamo generose fette di prosciutto, e ci godiamo il sole. Poi arriva la parte più divertente: la discesa. Inforchiamo gli sci e ci lanciamo urlanti lungo il facile pendio di salita. Inizialmente la neve è buona, e salvo alcuni tratti in cui bisogna bacchettare, ci si diverte, e anche i due principianti si trovano bene.
Inizia la discesa, prime curve su neve discreta. |
Poi, arrivando in prossimità del bosco, le cose si complicano: dopo aver rischiato di perderci Sergio nel dedalo di dossi e vallette, iniziamo la discesa tra gli alberi. La neve diventa difficile, con tratti molli, tratti duri e altri farinosi in rapida successione. È difficile trovare un equilibrio stabile. Per di più la situazione è aggravata dal fatto che scendendo la neve diventa poca ed iniziano ad emergere i sassi. La parte finale è una sofferenza, costretti a svicolare tra rami e sassi. Le ultime curve però ripagano di tutta la gita: sfruttiamo un ultimo pendio aperto all’ombra, con una splendida neve farinosa, producendoci in corvette da urlo a squarciagola. Poi è solo macchina, bar e autostrada, col pensiero che però non fa che tornare alla neve e a quelle ultime corvette. Pensate un pendio di 1000m tutto con quella neve…
© Il Monte Geologo 2003-2005
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