SEI IN Home>Relazione Tavola Rotonda

TORNA A HOME

12/02/2005 Tavola Rotonda.
Partecipanti: GIULIO, FABIO, SEBASTIEN.
Dislivello: 800mt circa
Difficoltà: MS
Tempo di Percorrenza: 2,5h

Questo inverno 2004 – 2005 si sta rivelando il terzo di fila ricco di neve per l’Appennino. Dalla fine di dicembre infatti il manto nevoso è andato aumentando costantemente, prima con un ricco apporto dovuto ad una perturbazione occidentale, poi con un susseguirsi di ondate di neve e freddo dai quadranti orientali che hanno recato apporti nevosi più o meno abbondanti e mantenuto le temperature basse. Poche e senza conseguenze le giornate più calde per venti meridionali (due – tre in tutto), una delle quali è stata proprio testimone della nostra salita alla Tavola Rotonda, sulla Majella. L’Abruzzo insomma è carico di neve fino alle basse quote, e noi come al solito siamo lì per verificare di persona.


L'antecima del Porrara con la prima parte della aguzza cresta che arriva fino in vetta.


È una bella mattinata quella che ci accoglie nella Piana di Sulmona innevata, quando usciamo dall’autostrada al cospetto dell’impervia mole del Morrone. Fa un certo effetto vedere il versante occidentale di questo monte completamente innevato dai 2000m della cresta fino ai 300 della base, e ancora più effetto fa vedere gli ulivi piegati dal peso della neve all’inizio della strada per Campo di Giove. Salendo è sempre emozionante la vista sulla bastionata della Majella, una bianca muraglia coperta alla base dalle faggete che cercano di opporsi alla violenza delle valanghe che sovente cadono da questo versante. La nostra attenzione va subito al grande anfiteatro di Fondo di Majella, obiettivo della discesa, alla ricerca di indicazioni sulle condizioni della neve. Superiamo il centro di Campo di Giove ed arriviamo agli impianti, ormai ridotti all’osso da una incomprensibile e poco lungimirante strategia economica.


All'inizio della salita sfruttiamo la comoda traccia di un gatto delle nevi. Gli unici colori presenti sono il bianco della neve e l'azzurro del cielo.


Una seggiovia ci porta in breve a Guado di Coccia, ampia sella a quota 1674m, comodo punto di partenza a dx per il Porrara e a sx per la Majella. La neve in effetti è davvero tanta, e, messe le pelli, ci incamminiamo già pensando a quanto sarà bella la discesa. Sfruttando le tracce di un gatto delle nevi che è salito parallelo a quello che rimane del primo skilift della Tavola Rotonda guadagniamo rapidamente quota su un pendio moderatamente ripido e uniforme, punteggiato di pini isolati, cercando di testare la consistenza della neve al di fuori della traccia, che appare soffice e leggermente ventata. Man mano la vista si amplia rivelando alle nostre spalle l’aguzza cresta del Porrara, che sarà sicuramente meta di una delle prossime escursioni, e alla nostra dx (verso E) le bianche ondulazioni al confine Abruzzo – Molise. Alla nostra sx invece (W) la vista è preclusa da una crestina sotto la quale continua la serie dei piloni arrugginiti dello skilift. Un breve tratto con pendenza più blanda segna l’arrivo alla fine del primo troncone e all’inizio del secondo, che saliva fino quasi alla Tavola Rotonda. Il cielo è ancora sereno, ma si è alzato un po’ di vento da W e la superficie della neve appare ora maggiormente ventata, con presenza a luoghi di una crosta non portante abbastanza preoccupante nell’ottica della discesa.


Siamo sulla Tavola Rotonda, davanti a noi si para la prosecuzione della cresta che termina con Monte Amaro, ingannevolmente vicino. Si intuisce il lungo solco di Femmina Morta.


Riprendiamo la salita di nuovo moderatamente ripida su pendii aperti dove domina su tutto il bianco della neve fino ad arrivare dopo un tratto semipianeggiante alla fine del secondo skilift, a 2330m circa, in prossimità di alcune roccette. Finalmente la vista si apre anche verso W, dove però una coltre di nubi sta iniziando a coprire la sequela di creste e valli che si succedono fino all’orizzonte. Il vento continua moderato, il Porrara appare ora basso nonostante la sua lunga cresta aguzza, la neve presenta sempre di più gli effetti del vento, con croste portanti ed evidenti forme di erosione eolica. Guardando verso nord non si vedono che altro pendii sempre più grandi e desolati in continua salita. Sembra tutto enorme, e pensare che vediamo solo le propaggini della Majella, che la parte più articolata ed elevata è ancora nascosta.


Dopo aver constatato la non fattibilità del pendio W torniamo per la via di salita, con le nubi che iniziano ad addensarsi.


Tra dossi scolpiti dal vento, vallette piene di neve e bellissime viste ora anche verso il Gran Sasso, continuiamo procedendo verso N fino a guadagnare la vetta della Tavola Rotonda, 2403m, da cui possiamo ammirare parte del ripido versante W. Sulla destra appare la tozza e allungata mole del Monte Macellaro, mentre verso N già si vede Monte Amaro, ingannevolmente vicino. Pensiamo per un attimo di tentare di raggiungerlo, ma le passate esperienze ci fanno subito tornare alla realtà. Proseguiamo comunque ancora un poco tra sellette e crestine nevose verso N. In alcuni punti emerge della neve ormai trasformata quasi completamente in ghiaccio, evidentemente molto vecchia, probabilmente di inizio stagione. Arriviamo infine nei pressi di Forchetta Majella, ci fermiamo e scrutiamo la discesa che ci aspetta. A guardarlo il pendio non sembra male, anzi sembra entusiasmante, ma non c’è da fidarsi. Infatti quando Fabio, dopo aver mangiucchiato qualcosa al freddo vento occidentale, tenta le prime due curve si stacca qualcosa.


Sulla via del ritorno penso alla violenza del vento che ha creato queste forme fantasiose, e provo ad immaginare cosa avrei provato ad essere lì in quel momento.


Ci guarda perlplesso, ci dice che ci solo lastroni da vento su neve ghiacciata, ovvero una situazione davvero pericolosa. Mentre lui tenta di risalire con qualche difficoltà, tentiamo di trovare un’entrata migliore al pendio, ma non c’è verso: sempre lastre di ghiaccio con lastroni di neve ventata sopra. La prudenza suggerisce quindi un ritorno per l’itinerario di salita. Il cielo va anche coprendosi mentre faticosamente risaliamo ad una selletta dalla quale potremo iniziare la discesa. Questa alla fine non si rivela tanto male, con neve a tratti crostosa ma a tratti sciabile e divertente. Arrivati a Guado di Coccia prendiamo la pista (peraltro esposta molto male) che scende alla base, dove il rialzo termico si è fatto sentire e la neve ha smollato decisamente. Davanti ad una bella birra al bar di Campo di Giove concludiamo che finché un sole più forte, come quello di marzo, non smollerà un po’ la neve i versanti W ripidi come quello della Majella, del Gran Sasso e dei Sibillini sono molto rischiosi.

© Il Monte Geologo 2003-2005