22/08/2004 Tour del Ghiaccaio di Indren.
Partecipanti: GIULIO, PAOLO, LEONARDO.
Dislivello: 900m circa + saliscendi
Difficoltà: EE
Tempo di Percorrenza: 4,30h |
E' una splendida giornata di sole quando ci svegliamo nella nostra stanzetta del Rifugio Guglielmina, a 2880m nei pressi del Col d'Olen. Dalla finestra appaiono limpide e bianchissime sotto un cielo appena velato la Punta Giordani, 4046m, la Piramide Vincent, 4215, la Parrot, 4436m e dulcis in fundo la mitica Punta Gnifetti con la Capanna Margherita sulla sommità, 4556m.
La vista che ci accoglie la mattina del 22 agosto dalla finestra della nostra stanzetta al Rifugio Guglielmina. Il Rosa svetta limpido e bianco di neve e ghiaccio. |
Col fresco della prima mattina ci avviamo per sfasciumi colorati da qualche raro fiore verso il Passo dei Salati, 2936m, con le poderose vette del Rosa che dominano e le ruspe che scavano già a pieno regime alla costruzione della nuova pista che dal Passo Salati scenderà verso Alagna. Il contrasto natura incontaminata – opera dell'uomo è forte, e ci fa un po' storcere il naso: lo stanno addomesticando troppo questo Monte Rosa.
Ma bando ai pensieri, ed eccoci sulla cabinovia in discesa verso il Lago Gabiet, dopo essere stati adeguatamente sferzati dal vento del Passo. In breve siamo giù, a 2315m, e senza perdere tempo, zaini in spalla ci prendiamo il sentiero che conduce all'Alta Luce e al Rifugio Mantova.
Stiamo per rimetterci in cammino dopo la pausa pranzo. I pascoli hanno quasi totalmente lasciato il posto alle pietraie, mentre la vista spazia verso valle. In alto a sinistra la tozza mole della Testa Grigia, sullo sfondo le aguzze cime dell'Emilius e della Grivola, mentre si intravede più a destra bianchisimo il Rutor. |
Tra pascoli verdissimi e ruscelletti entriamo in una valle stretta e profonda a mezzacosta, solcata da un impetuoso torrente, e in leggera salita arriviamo a superare il torrente proprio dove la valle spiana e si apre. Sempre in leggera salita procediamo su sentiero ben tracciato e molto frequentato con viste sempre più ampie. Di fronte a noi si apre sempre più l'anfiteatro dominato dalla Piramide Vincent e dal Ghiacciaio di Indren, che scende dalla Punta Giordani con pendenza moderata ed alcune belle seraccate. Seguendo con lo sguardo la cresta verso dx possiamo osservare Punta Indren con l'arrivo della vecchia funivia da Alagna e ancora più a dx il famigerato Stolemberg. E poi ancora il Passo dei Salati con la cabinovia che abbiamo preso da poco. Il fondo della valle, ora ampio e pianeggiante ospita un laghetto e delle torbiere, punteggiate dei bianchi e lanuginosi eriofori. Numerose mucche sono al pascolo al nostro passaggio, mentre il sentiero inizia a salire un poco più decisamente, con alcune svolte in direzione del Lago Verde. Sempre accompagnati da molti altri escursionisti e alpinisti diretti al Rifugio Mantova arriviamo al Lago Verde, 2609m, piccolo specchio d'acqua limpida circondato da mucche al pascolo.
Dalla selletta a quota circa 3050 si gode una splendida vista della Piramide Vincent e della Giordani, con il Ghiacciaio di Indren purtroppo in forte regresso. |
La sorpresa è che in mezzo alle mucche c'è uno stambecco, placidamente immerso nel suo pasto e poco interessato ai commenti sorpresi e dubbiosi delle persone. Riprendiamo il sentiero, in salita sempre più decisa, con il verde che lentamente cede il poso al marrone delle pietraie, che sono però non meno fascinose dei pascoli. Si susseguono infatti rocce di diverso tipo, variamente colorate, che rendono quasi vivi ghiaioni e sfasciumi. Guadagnando quota la vista si apre anche verso valle. Il cielo è velato, ma l'aria è limpida, e la Valle di Gressoney si segue bene nel suo sviluppo. Corno Bianco, Testa Grigia, e all'orizzonte l'Emilius e la Frivola sono solo alcune delle vette che si contano a perdita d'occhio in un continuo alternarsi di valli e creste. Dopo una soste verso i 2900m, con annesso panino, riprendiamo il cammino, sempre in salita fino ad arrivare ad una selletta a quota circa 3050, pianeggiante e fiorita di genzianelle, con una splendida vista sul ghiacciaio di Indren, la Giordani e la Vincent.
Stiamo risalendo il gradino roccioso sopra il lago di Indren, tra rocce montonate su cui sono evidenti le strie del ghiaccio che fino a pochi anni fa le copriva. |
I Laghetti di Indren, di recente formazione a causa del ritiro dello stesso ghiacciaio, colmi di acqua marrone per il limo glaciale sono in basso, nostra prossima meta. Ci separano da loro una scoscesa paretina di roccette e zolle erbose ed una scomoda pietraia. Dopo un doveroso omaggio al mitico Lyskamm, che spunta dietro al Naso carico di neve a ghiaccio, scendiamo cautamente senza via obbligata, per zolle erbose, cengie e roccette alla pietraia sottostante. Poi, superato un nevaio attraversiamo le gli instabili pietroni in direzione dei Laghi di Indren, 2970m. Guadato con qualche difficoltà l'impetuoso e limaccioso torrente, che scende tra splendidi roccioni montonati, arriviamo al lago, delimitato a monte da una scoscesa fascia rocciosa dalla cui sommità il torrente precipita con una bella cascata, e a valle da dolci gobbe di roccia montonata. Il cielo è di nuovo sereno, e la temperatura è dolcissima, così giriamo pigramente intorno al lago tra rocce montonate, pietrame fino e neve sciolta fino a giungere alla base della bancata rocciosa. La risaliamo tramite una cengia che da dx sale verso sx, evidente, e , superati un po' faticosamente gli ultimi balzi, arriviamo in una zona nuovamente pianeggiante, dove il ghiacciaio di Indren termina la sua corsa tra grossi pietroni. Entusiasti saliamo sul ghiacciaio, in questa parte finale senza neve residua, e camminiamo per un po' comodamente sulla ruvida superficie, studiando i piccoli crepacci dal colore blu intenso, i ruscelli epiglaciali che terminano in bui inghiottitoi, e i curiosi funghi di ghiaccio creati da grossi massi tabulari che hanno protetto dalla fusione il ghiaccio sottostante.
Alla fronte del Ghiacciaio di Indren. Un masso ha protetto il ghiaccio sottostante dalla fusione estiva, creando un fungo glaciale. |
Quando la nostra sete di sapere è stata soddisfatta riprendiamo il cammino, salendo verso dx sui pietroni lisci e puntando, in leggera ma continua salita, per sistemi di cengie e pietrame vario verso Punta Indren, che è ancora nascosta. Con percorso lungo ma molto panoramico verso valle arriviamo finalmente in vista della stazione di arrivo della funivia, 3260m, a cui giungiamo dopo aver attraversato i nevai e le placchette di ghiaccio residuo di quello che era il ghiacciaio su cui fino a pochi anni fa si praticava lo sci estivo. Peccato che sparsi qua e là troviamo cumuli di spazzatura relativi all'attività sciistica, per non parlare dei vecchi e pericolanti tralicci dello skilift. Auspichiamo una celere e definitiva pulizia della zona, per ridarle quel senso di bellezza selvaggia che in questo modo le è stato tolto. La funivia ha chiuso, peccato, una bevanda calda non ci sarebbe stata male. Iniziamo allora la discesa, su un comodo sentiero che percorre la cresta divisoria tra la Valle di Gressoney e la Valsesia, con belle viste sulle montagne valsesiane, il ghiacciaio di Bors, il Rose e le montagne di Gressoney. Giunti al Colle Superiore delle Pisse ci attende il faticoso e noiso superamento dello Stolemberg, tra terriccio fangoso, scalini metallici e cordoni. Si risale brevemente e si percorre una cengia, fino a svoltare ad uno spigolo roccioso per poi scendere su un sentierino, che in breve ci riporta nei pressi del Passo dei Salati. Giusto il tempo per vedere una mamma stambecco col suo piccolo e poi siamo di nuovo al nostro accogliente a cado rifugio, col simpaticissimo gestore che ci aspetta per una nuova ed estenuante chiacchierata.
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