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12/07/2005 Vallone del Piaverano dal Fosso Malepasso (via S. Colomba).
Partecipanti: GIULIO, FABIO.
Dislivello: 1200mt circa
Difficoltà: EE
Tempo di Salita: 3h

Una valle selvaggia e poco frequentata in un angolo di Gran Sasso dimenticato e pieno di sorprese.

Le previsioni non sono buone in Abruzzo, si prevedono rovesci e temporali pomeridiani, ma la voglia di andare sulle nostre belle montagne è tanta. L’obiettivo della giornata è una zona del Gran Sasso molto riservata, selvaggia e poco frequentata. Si tratta del versante settentrionale della cresta Brancastello – Torri del Casanova, un vallone molto articolato e vasto, verdissimo, che ricorda alcune zone alpine, dove i sentieri sono quasi scomparsi e solo qualche stazzo diroccato segna la presenza assidua dell’uomo nei tempi d’oro della transumanza.


Il punto in cui il sentiero esce dal bosco ed entra nel vallone, sui 1300m, sopra le dirupate balze più in basso.


Usciamo dall’A24 a San Gabriele – Colledara, proseguiamo per Isola del Gran Sasso (se interessa c’è un mitico tizio che fa panini con la porchetta veramente storici nella piazzetta prima del distributore; mitica la vista sulla nord del Corno Grande), quindi per Pretara. Superato il piccolo paesino la strada sale con qualche tornante. Occorre prendere a dx per una sterrata in ottime condizioni che porta ad una fonte di ottima acqua sotto il bosco nei pressi di un’area pic – nic. Siamo a circa 830m, quindi abbastanza in basso, e questo permetterà di attraversare tutte i diversi ambienti che la natura mette in atto con la quota.


Una bellissima Paeonia officinalis, fiore molto raro e localizzato, fa bella mostra di sé sui pascoli folti della parte bassa del Vallone.


Superato un torrentello secco prendiamo un ottimo sentiero con cartello per la chiesetta di S. Colomba, salendo ripidamente con varie svolte nel fitto del bosco. Ogni tanto un varco nella vegetazione regala begli scorci sulle verdi e aguzze vette che incombono su di noi. Superiamo un tratto di bosco ad abeti bianchi, quindi entriamo nella faggeta, che risaliamo, trascurando alcuni sentierini a dx e a sx. Si superano alcune piccole balze calcaree e si arriva ad una piccola radura, che permette un bell’affaccio sulle colline che degradano verso il mare. Un ultimo strappo ripido e arriviamo alla chiesetta di S. Colomba (1234m), di antiche origini (XIII sec), posta su un bel terrazzo. Dallo spiazzo antistante la costruzione partono due sentieri più stretti, che si riuniscono poco sopra su un praticello con croce di legno (bella vista sui ripidi pendii che salgono verso il Prena e il Vallone di Fossacieca).


Più in alto dominano i pascoli, con un che di alpino. Tra le nuvole si intravede l'Infornace, il prena è nascosto.


Il tempo sembra reggere, anche se grosse nuvole nere si addensano sulle cime, nascondendole alla vista. Noi comunque proseguiamo sulla traccia ancora ben evidente che con un mezzacosta in leggera salita entra nel vallone del Fosso Malepasso. Superiamo un paio di valloncelli, uno stazzo diroccato e finalmente usciamo dal bosco giunti ormai nel fondo del vallone, sopra le ripide balze in basso, sui 1300m. L’ambiente è molto suggestivo: dirupate pareti calcaree chiudono la valle a dx e sx, verdi prati prendono il posto degli alberi, una sorgente esce dalle rocce, bei fiori completano il quadro. Mentre le nuvole lasciano cadere qualche goccia e fabio si lascia andare ad un poco decoroso ombrello saliamo dapprima costeggiando le rocce alla sx; quindi il sentiero punta verso dx, superando il fondo del vallone e perdendosi nell’erba folta.


I pascoli cedono il posto alla neve, alle pietraie e alla roccia, severa e incombente.


I segni sono quasi assenti i per lo più illeggibili, così saliamo a vista per prati ripidi, con bellissime fioriture di Giglio Martagone e Paeonia Officinalis, tenendoci sulla dx (sx orografica) e guadagnando rapidamente quota. Il vallone si allarga mentre saliamo, articolandosi in varie vallette secondarie. La vista si amplia sulle vette circostanti, soprattutto sul Prena. Giunti a crica 1750m lasciamo un abbozzo di traccia che è tornata visibile (prosegue verso il Vado del Piaverano), e con breve discesa a sx ci portiamo ad una altro stazzo diroccato protetto da alcuni grossi massi (immagino la fatica dell’uomo che sfruttava anche questi luoghi così remoti) e proseguiamo nel fondo del vallone. Le nuvole coprono la cresta rocciosa davanti a noi, ma lasciano intravedere grossi nevai alla base di una verticale parete rocciosa. Il richiamo della neve ha subito il sopravvento, così mettiamo in breve i piedi su duri nevai. Mentre saliamo il paretone alla nostra sx è impressionante, la sommità si perde nelle nuvole.


Ci fermiamo qui, siamo soddisfatti. Il tempo peggiora e le roccie viscide non sono molto invitanti...


Il grosso nevaio si appoggia alla roccia lasciando un’intercapedine profonda vari metri. Da ultimo la pendenza aumenta e la neve finisce in corrispondenza di una strettoia rocciosa con passaggetto che è meglio effettuare con una corda di sicurezza. Le nuvole ci avvolgono, siamo soddisfatti, ci fermiamo sui 2000m. Scendiamo un po’ per consumare il nostro panino e poi proseguiamo nel fondo del vallone, pensando a future scialpinistiche in questi luoghi. Alcune placconate rocciose viscide intralciano il cammino, poi prati ripidi e bagnati ci fanno capire quanto sono utili le racchette. Riprendiamo il sentiero poco prima della sorgente. Poi in fretta giù verso la macchina, sotto una pioggia battente.

 

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