19/03/2005 Velino, Vallone della Chiave.
Partecipanti: GIULIO, FABIO, PAOLO, ANDREA.
Dislivello: 1400mt circa
Difficoltà: BS/OS
Tempo di Salita: 4h
Ecursione faticosa ma molto remunerativa. Fantastico il panorama dalla vetta. Bellissima la discesa in uno stretto vallone roccioso.
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La primavera sembra iniziare a muovere i primi passi in Abruzzo nei giorni di metà marzo: brutto tempo e nevicate hanno concesso una tregua, e un sole già forte ha iniziato ad assestare l’abbondantissimo manto di neve che ricopre tutto l’Appennino Centrale. Finalmente è giunto il momento di tentare i versanti W delle grandi vette abruzzesi, finora impraticabili per l’alto rischio valanghivo. L’obiettivo dell’uscita è la salita al Velino da Rosciolo con discesa nell’inedito Vallone della Chiave, che direttamente dalla vetta, sul versante W, scende prima largo, poi sempre più incassato, fino ad uscire non lontano dal paesino.
Paolo in salita nella prima parte del Vallone di Sevice, tra macchie di bosco e radure. Sullo sfondo a destra il piccolo paese di rosciolo. |
Le previsioni danno nuvole, ma quando arriviamo nei pressi di Rosciolo, non lontano da Magliano dei Marsi e dall’A25, l’imponente piramide del Velino risalta contro il cielo azzurro. Appena entrati nel paese prendiamo a dx una stretta stradina asfaltata con indicazione per la bellissima chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta e la percorriamo fino ad un bivio con cartelli informativi del Parco Regionale Sirente – Velino. Si potrebbe lasciare la macchina qui, ma preferiamo guadagnare altri 100 metri (ce ne aspettano molti da salire) percorrendo un pezzo della sterrata, in condizioni accettabili, fino ad uno slargo ubicato grosso modo all’altezza dello sbocco del Vallone di Sevice, a circa 1140m. La temperatura è gradevolissima, e le tre cime maggiori visibili da qui, Sevice, Costognillo e Velino, ancora abbastanza innevate ci appaiono addirittura eleganti.
Il bellissimo pendio N del Sevice. In basso il Piano dei Cavalli con il piccolo rifugio Capanna di Sevice. Sullo sfondo il Murolungo. |
Iniziamo a salire tranquillamente sci in spalla puntando verso lo sbocco del Vallone di Sevice, tra pini, querce e ginepri. Una volta entrati nel vallone saliamo sul versante destro, con la copertura nevosa che inizia a farsi continua. Verso i 1500m riusciamo a mettere gli sci. La neve, ben trasformata e indurita dalla notte, permette una salita agevole, così procediamo senza intoppi nella parte un po’ più incassata del vallone, tra macchie di bosco e radure, tenendoci appena sotto la paretina di roccia alla destra. Dalla paretina stessa c’è stato qualche distacco di neve fradicia i giorni precedenti, ma ora la situazione è tranquilla. Verso i 1700m il vallone si apre e il bosco finisce. Saliamo ora più ripidamente nel fondo pieno di neve sempre ottima puntando alla sella già evidente in lontananza. E’ un tratto abbastanza faticoso, ma finalmente davanti a noi si apre il Piano dei Cavalli, 2140m, ingombro di neve, chiuso a dx dal Monte di Sevice, a sinistra dalla propaggini del Monte Rozza e verso NE da una crestina che precipita nella Val di Teve.
La piramide sommitale del Velino vista dalla selletta a NE del Sevice. In mezzo la piatta cima del Costognillo. |
Senza passare al Rifugio di Sevice, adagiato subito sopra il Piano alla sx della sella, costeggiamo la base del versante settentrionale del Monte di Sevice, puntando alla sella, già segnata da altre tracce, in direzione SE. L’ambiente inizia a farsi spettacolare. Il versante N del Sevice è artico, l’aria fresca ci spinge sempre più in alto, la vista si apre verso NE abbracciando le innumerevoli cime della zona di Pezza e di Campo Felice, fino al Gran Sasso e al Sirente. Giunti alla selletta sotto la vetta del Sevice anche la Majella appare limpida, alla fine di una successione lunghissima di creste e vette innevate. Finalmente anche la bellissima piramide sommitale del Velino si disegna sullo sfondo azzurro del cielo, e gli sci iniziano a fremere dal desiderio di discesa. Percorriamo tutta l’agevole cresta che con un paio di saliscendi scavalca l’antecima del Constognillo e attacca il pendio finale. Gli ultimi metri sono bellissimi: si sale lungo la suggestiva crestina della vetta, con viste sempre più aeree verso le innevatissime montagne abruzzesi, fino alla madonnina e all’imponente croce.
Fabio in discesa nel punto in cui il vallone si stringe e diventa più ripido, puntando all'imbuto che si vede in fondo. |
La bellezza del luogo ripaga di una salita lunga e faticosa. Si domina tutto l’Appennino Centrale, sembra di essere su un ottomila. C’è un po’ di vento, ma al sole si sta benissimo, e dopo un lauto pasto ci gettiamo in discesa urlanti. Scendiamo il pendio NW diretti dalla vetta, con pendenza moderata e neve discreta, prima un po’ crostosa, poi tendente alla pappa. Il pendio conduce naturalmente nel fondo del vallone, ora largo, che presto però si stringe e diventa più ripido, a 2070m circa. Secendiamo sempre nel fondo del vallone, ora con neve molto papposa (PA), tra paretine di solido calcare, puntando ad una ulteriore strettoia in cui la neve pare interrompersi. In realtà il passaggio c’è: un corridoio stretto e moderatamente ripido, sinuoso tra alte pareti di roccia, porta ad uno slargo. Dopo lo slargo la discesa è più agevole, ma la neve è pessima (PA+). Un’ultima strettoia non problematica porta allo sbocco della parte più stretta del vallone, verso i 1650m. Con pendenza blanda seguiamo ancora il fondo del vallone, tra tracce di valanghe, fin dove la neve lo permette. Togliamo gli sci a 1450m circa. Poi ci aspetta un lungo mezzacosta verso dx, fino a tagliare lo sbocco del Vallone di Sevice e quindi alla macchina.
La parte più stretta del Vallone vede impegnati Paolo e Andrea. Questo è il punto che con poca neve può presentare il problema di un salto di roccia. |
CONSIDERAZIONI
Una bella scoperta questo Vallone della Chiave! La salita al Velino è sempre faticosa, ma il giro per il Sevice è abbastanza vario, e il panorama dalla vetta non ha eguali, data la centralità della montagna nell’Appennino. La discesa è molto bella e divertente, ma può essere fortemente condizionata dalle condizioni della neve. Da evitare assolutamente con neve pericolosa (il vallone è un naturale imbuto per le valanghe) è preferibile percorrerla dopo un periodo di bel tempo che abbia assestato la neve. Non bisogna però aspettare troppo, perché il versante di discesa è molto esposto al sole, e tende a rimanere ben presto senza neve. Per quanto riguarda la strettoia può presentare qualche problema con neve ghiacciata. Bisogna inoltre considerare che in annate non particolarmente nevose la parte più stretta del corridoio può presentare un salto di roccia, comunque non molto alto e probabilmente superabile con un traverso a sx.
L'itinerario di discesa visto da valle. |
© Il Monte Geologo 2003-2005
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