Speciali Montagna
Monte Ocre 25.10.03



Partenza alle 7:30 da Roma. Io e il mio amico Paolo, patiti di neve e montagna, siamo in fibrillazione: le previsioni della mattina confermano la possibilità di neve sull'Abruzzo. Arrivati a Rocca di mezzo alle 9:30 però al posto della neve troviamo un sole splendido e una forte brinata notturna. In montagna niente neve, tranne una spolverata sul Gran Sasso. Qualche nuvoletta è in arrivo da nordest. Delusi dall'assenza di neve ma contenti per il sole ci avviamo verso la sagoma triangolare di Monte Cagno (2154m) e lasciamo la macchina alle sue pendici, in un piccolo parcheggio a quota 1500. Da lì iniziamo la salita lungo una mulattiera che attraverso una splendida faggeta in veste autunnale ci conduce a Forca Miccia (1700m). Da questa piccola sella ci affacciamo su Campo Felice e, voltandoci verso la zona da cui siamo partiti, osserviamo delle nubi basse che avanzano da nordest, formando un tappeto bianco. Riprendiamo a salire e, dopo essere usciti dal bosco, arriviamo ad un'altra selletta a quota 1900 in vista della mole allungata di Monte Ocre e dei pianori sommitali compresi tra questo e il Monte Cefalone. L'aria è tersa e fredda e le nubi sembrano rimanere confinate nei bassi strati. Proseguimamo in direzione della vetta in lontananza e con una dolce salita tra collinette rocciose e ripiani erbosi arriviamo in prossimità della cresta che separa Monte Ocre da Monte Cagno. Appaiono evienti segni del freddo dei giorni scorsi, come plaghe di terreno ghiacciato molto bizzarre.

Strane forme di ghiaccio nel terreno, con formazione di cristalli aciculari, sui pendii verso quota 2000.
Giunti in cresta ci si apre uno spettacolo unico. Il versante nord precipita nella valle dell'Aterno coperta in parte dalle nubi. Di fronte, in parte celato dalle nubi in parte visibile con vette imbiancate è tutta la catena del gran Sasso. Guardando verso sudest sul mare di nubi svetta la Maiella e ancora girandoci verso la direzione da cui siamo venuti brillano al sole tutte le vette del gruppo Velino - Sirente. Per arrivare in vetta non ci resta che percorrere un tratto di cresta roccioso e aereo. Dalla croce sommitale 2209m la vista se possibile è ancora più ampia. Un vento freddo ci sferza e la temperatura è di -1,2°C. Le nubi corrono veloci avvicendandosi introno alle vette e alle creste del Gran Sasso, ma noi siamo in pieno sole (e meno male!!).
Dalla vetta: le nubi corrono veloci sulla valle dell'aterno e si addossano alla catena del Gran Sasso all'orizzonte.
 
La mia ombra sembra uno spettro, proiettata sulle nubi che risalgono dal fondovalle il pendio della montagna.
Consumiamo il nostro pranzo al sacco riscaldandoci al sole e ammirando il panorama e poi cominciamo la discesa per una via leggermente diversa. Anzichè rifare la cresta ci dirigiamo verso le sorgenti di Sett'Acque, proprio sotto la vetta, alle quali giungiamo dopo un veloce zig zag tra erba e ghiaia 1980m. C'è un impianto per la raccolta dell'acqua in cemento mezzo diroccato e un fontanile da cui esce un'acqua tanto buona quanto fredda. Da qui scendiamo al vasto pianoro pratoso che l'estate è pieno di animali al pascolo e percorriamo la valle principale che scende prima ampia e erbosa, poi più stretta e boscosa fino al parcheggio dove ci attende la macchina.