CAPANNA
MARGHERITA AGOSTO 2000
L'appuntamento con le guide e gli altri partecipanti all'escursione
è alla base dell'ovovia di Stafal, a 1825m. E' una giornata di
metà agosto normale sotto tutti i punti di vista: non è
caldo né freddo, e i tipici cumuletti estivi orlano le vette
più alte. Si sale tutti a bordo delle comode cabine e, dopo aver
fatto scalo al Gabiet, eccoci catapultati ai 2930m del Passo dei Salati.
Da questo valico, e dal suo gemello e poco distante Col d'Olen, ci si
affaccia sulla Valsesia e le sue verdi montagne. Il gruppo è
bello numeroso, una ventina di persone, e dopo le presentazioni di rito
si parte per andare al rifugio Mantova. Per prima cosa si sale per sfasciumi
le pendici meridionali dello Stolemberg, con la possibilità di
vedere qualche bel camoscio. Si procede per zone pianeggianti e in breve
si arriva a mettere i piedi sulle rocce instabili dello Stolemberg.
Il sentiero aggira la vetta sulla sinistra con qualche passaggio esposto
su rocce viscide, con l'aiuto di qualche corda e di una scaletta. Proprio
alla fine della scaletta si attraversa in leggera discesa una pietraia
(possibili nevai) e si giunge al Colle Superiore delle Pisse, a 3112m.
Dal colle si inizia a salire, dapprima ripidamente, poi più blandamente,
sempre tra roccette e sfasciumi, tenendosi sulla larga cresta che separa
le testate della Velsesia e della Valle del Lys. La vista sulla Valsesia
è molto bella perchè la cresta precipita sul lato piemontese
con una bella parete verticale. Certo, come è capitato a me,
non è molto facile trovare una buona visibilità in questo
punto, perchè la forte umidità che risale dalla Valsesia
crea molto spesso i presupposti per la formazione delle nuvole che,
data l'altezza, vanno ad avvolgere la cresta. Dopo un po' sulla destra
cominciano a comparire nevai e placche di Ghiaccio (dipende dal mese
e dall'andamento della stagione invernale). Le placche di ghiaccio non
sono altro che i lembi più bassi del ghiacciaio di Indren, che
dalla Punta Giordani (4046 m) e dalla Piramide Vincent (4215 m) scende
con medie pendenze fino a qui. Si notano, proseguendo, vecchi skilift
che erano gli impianti estivi di Punta Indren, che dato l'accentuato
ritiro del ghiacciaio e le estati in cui non permane neve su di esso,
sono dismessi (anno 2000). Alcuni piloni infatti non si trovano più
sul ghiaccio, e sono inclinati o divelti. Sempre rimanendo sul filo
di cresta si arriva infine a Punta Indren, 3260 m, su cui arriva la
funivia (vecchia) da Alagna. Da qui si punta verso sinistra, e dopo
un breve tratto di sfasciumi si posano i piedi sul ghiacciaio di Indren.
Si attraversa tutto il ghiacciaio su una traccia molto evidente senza
il bisogno di mettere i ramponi. In quest'area la pendenza è
piuttosto blanda, ma guardando verso monte si può vedere la parte
più ripida che risale verso la Punta Giordani, il più
basso quattromila del Monte Rosa. Quando con il gruppone attraversiamo
il ghiacciaio il tempo è peggiorato: una fitta nebbia che avvolge
la zona, e la sua fusione col biancore del ghiacciaio rende tutto ancora
più indistinto. L'alta temperatura cusa un forte scioglimento
del ghiacciaio, con la conseguente presenza di rivoletti e laghetti
che finiscono improvvisamente inghiottiti in buchi azzurrognoli. Nel
frattempo le guide ci stanno studiando e stanno decidendo la disposizione
delle cordate del giorno dopo. Si prosegue sul ghiacciaio puntando una
evidente banda rocciosa. Giunti a questa c'è un delicato passaggetto
in cui bisogna saltare dal bordo del ghiacciaio fino a una cengietta
sulla roccia. Nel mio caso il passaggio è stato abbastanza tranquillo,
ma le condizioni del ghiaccio cambiano costantemente e di anno in anno
la situazione cambia. Si percorre la cengetta, che poi si allarga in
una piccola conca coperta di grossi massi e sfasciume vario. Si sale
poi abbastanza ripidi, con qualche svolta, fino a guadagnare la sommità
della grossa dorsale rocciosa. Qui su uno spiazzo pianeggiante al limitare
del ghiacciaio di Garstelet sorge il rifugio Mantova, a 3500m. Il rifugio
Mantova è un bel rifuggetto in pietra di recente costruzione,
preferibile al vicino rifugio Gnifetti. Infatti nonostante il rifugio
Gnifetti si trovi più in alto (3611m) è però molto
più affollato e caotico, oltre che molto più grande. Al
mantova invece si sta tranquilli, e vi sono confortevoli camerette in
legno. Una volta arrivati ci siamo sistemati nei posti assegnatici e
poi ci siamo incontrati con le guide nel pianerottolo antistante il
rifugio. Insieme alle guide abbiamo controllato tutto il materiale per
il giorno dopo (ramponi, imbraco, corde ecc) e poi sono state formate
le cordate, in tutto 4, con 4 componenti e una guida a cordata. Io sono
capitato con Alessando Jaccod, una guida di mezza età molto esperta.
Nel frattempo il tempo è migliorato permettendoci finalmente
di vedere le cime che circondano il rifugio.
Dal
rifugio Mantova la vista finalmente si apre sul gruppo del Lyskamm.
Sono visibili il Naso del Lyskamm, 4272m, e il Lyskamm Orientale,
4527m. In primo piano la spettacolare seraccata del Ghiacciaio del
Lys. |
Sotto
la calda e rilassante luce del tramonto le vette della testata della Valle
del Lys appaiono in tutta la loro maestosità, Lyskamm e Piramide
Vincent su tutte. Verso valle un mare di nuvole grigio scure si confondono
con le brume che già avvolgono le parti più basse e incassate
delle valli.
In
primo piano in piccolo Ghiacciaio di Garstelet che arriva a lambire
il ripiano su cui sorge il rifugio Mantova. Si nota la grossa sagoma
rettangolare del Rifugio Gnifetti sopra una evidente dorsale rocciosa.
La Piramide Vincent domina dai suoi 4215m. |
Il ripiano
su cui sorge il rifugio permette di godere appieno degli ultimi istanti
della giornata. Poi ci aspetta una bella cena e un letto caldo. Siamo
tutti ben presto a letto, ma, nonostante la stanchezza, prendere sonno
è molto difficile. L'altezza infatti si fa un po' sentire, personalmente
sotto forma di smania e di pulsazioni insistenti alle tempie. Passo un
lasso di tempo interminabile tra il sonno e la veglia, poi, tutto a un
tratto, il rifugio si anima. Dobbiamo alzarci tutti, e mentre scendiamo
dai letti già c'è chi è pronto per uscire. Sono le
4 del mattino. Dopo una rapida colazione ci prepariamo per bene, mettiamo
nello zaino tutto l'occorrente, lasciamo il superfluo, e usciamo fuori
per formare le cordate. La mia parte per prima, e alle 5 siamo già
in marcia sul Ghiacciaio di Grastelet, con le frontali accese. Fa abbastanza
freddo, siamo sui -5°C, ma l'emozione e la bellezza del paesaggio
ci rendono euforici. Non passa molto tempo infatti che le prime luci dell'alba
fanno capolino da est, e verso valle come verso molte si comincia a scoprire
uno spettacolo straordinario. Il tempo è fantastico, cielo terso
e limpido senza una nuvola, visibilità eccezionale. Superato il
piccolo Ghiacciaio di Garstelet in decisa salita, si supera il Rifugio
Gnifetti dal quale stanno partendo numerose altre cordate. Poi si affronta,
restando bene sulla pista perchè cominciano i primi grandi crepacci
longitudinali, un pezzo con blanda pendenza. Da qui, ormai senza più
bisogno della frontale, mi volto verso la Val d'Aosta ai nostri piedi,
e lo spettacolo mi toglie il fiato (che peraltro mi devo tenere ben stretto):
è il momento prima dell'alba, e il cielo assume un colore indescrivibile
tra l'arancione e il viola che non dimenticherò mai. Inizia poi
un pezzo di salita più ripido. Ci sono cordate che ci precedono
e che ci seguono, e bisogna tenere un buon ritmo. C'è comunque
il tempo per qualche scatto, che non si può non fare.
Il
sole è appena sorto, la Val d'Aosta è ai nostri piedi.
Le vette sono già illuminate da una luce calda, le valli
sono ancora allo scuro. E' un momento fantastico di una giornata
che si preannuncia memorabile. |
Se quella
che vedete qui sopra è l'immagine dell'alba verso la Val d'Aosta,
lo spettacolo verso monte non è da meno. Il ghiacciaio ancora in
ombra continua la sua salita verso il Colle del Lys, circondato dalle
vette ghiacciate già al sole.
La
vetta aguzza del Lyskamm Orientale, 4527m, colpita dai primi raggi
del sole. Più in basso sulla sinistra si nota la tozza sagoma
del Naso del Lyskamm, 4272m, che ora sembra molto più bassa
rispetto alla vista che se ne aveva dal rifugio. |
Alla nostra
destra la mole della Piramide Vincent ci sovrasta ancora con seracchi
impressionanti. Si continua a salire con pendenza costante, cercando di
non entrare in affanno, e dopo un bel pezzo ecco emergere sulla destra
le roccette su cui sorge la Capanna Giordano - Balmenhorn, a 4167m. La
cosa più importante è che siamo quindi a oltre 4100m, e
il Colle del Lys è Vicino. Il ghiacciaio ora è ricoperto
da un discreto strato di neve, anche abbastanza morbida, che può
rappresentare un problema per ventuali crepacci. La traccia comunque continua
bel segnata, la pendenza si fa più blanda, e finalmente si giunge
all'ampia insellatura del Colle del Lys, a 4248m. Qui la guida ci concede
una breve sosta. Stiamo andando bene a detta di lui, e quindi possiamo
rifocillarci un attimo. C'è un grande affollamento al valico, varie
cordate si incrociano, in salita e in discesa. C'è chi va come
noi alla Capanna Margherita, chi già scende, magari da altre vette.
Chi viene dalla Svizzera, chi ci va. Chi va verso il Lyskamm, chi verso
la Parrot ecc. Poi c'è un bel sole che scalda dopo i freddi della
prima mattina, e c'è una vista fanyastica che ora si apre anche
sul versante svizzero e le sue innumerevoli cime, molte delle quali vanno
oltre i 4000m. Si vede anche la nostra meta, che ormai SEMBRA molto vicina.
Comunque già arrivare qui è un'ottima cosa. Non è
raro che la gente inizi a sentire la quota giò prima di arrivare
al colle, con conseguenze non molto piacevoli. Al colle sorge anche una
bella stazione meteorologica. Penate che raffiche e che minime che deve
registrare, peccato che i dati non sono fruibili.
Le
cordate arrivano, più o meno faticosamente, al Colle del
Lys, 4248m. In primo piano la stazione meteo, sullo sfondo le montagne
valdostane e il profilo della valle principale. Si nota bene al
centro della foto il Gran Paradiso. |
Poco
prima di arrivare al Colle lo non posso esimermi dal fare una bella
foto. Il Lyskamm Orientale, con la sua affilatissima cresta è
in primo piano. Sullo sfondo, subito a destra del Lyskamm si nota
l'inconfondibile guglia del Cervino, 4476m, e ancora più
a destra il Dent Blanche, 4357m. |
Dal Colle
si riparte e si percorre in leggera discesa un pendio che, costeggiando
i pendii ripidi della Parrot, conduce al fondo della conca che ospita
la parte più alta del ghiacciaio del Grenz. Qui vi posso assicurare
che lo spessore del ghiaccio è veramente ragguardevole. La pista
qui si unisce a quella proveniente da Zermatt, che percorre tutto il ghiacciaio.
Poi arriva il pezzo più duro: 250m di salita ripida fino al Colle
Gnifetti, che dopo i metri già percorsi, e data la quota, iniziano
a farsi sentire. Un po' di affanno comincia ad uscire, ma per fortuna
arriviamo al Colle Gnifetti con un buon ritmo. Siamo ora a 4454m, a 100
dalla meta. il colle è un discreto spiazzo pianeggiante la cui
parte orientale precipita, con l'himalaiana parete est del Monte Rosa,
sul Ghiacciaio del Belvedere e su Macugnaga. Da qui si divide la traccia
che conduce alla Zumstein e alla Dufour. Si prosegue invece verso l'evidente
cimetta rocciosa su cui è adagiato il rifugio, con una diagonale
che taglia un ripido pendio ghiacciato, effettuta una svolta e arriva
in vetta. Ci siamo. Siamo alla Punta Gnifetti del Monte Rosa, 4559m. Non
mi lancio in aggettivi di magnificenza sennò non fisico più
questo resoconto. Comunque potete immaginare la gioia e l'orgoglio di
essere arrivati lassù. Si domina tutto, tutte le Alpi. Il moderno
rifugio ricoperto di piastre di rame e saldamente ancorato alla roccia
splende al sole caldo. Una bandiera italiana sventola pigra sotto una
brezza rinfrescante. Un sacco di gente arriva, riparte, si riposa, si
sitema, si prepara per chissà cosa.
Ecco
la Capanna Margherita, alla Punta Gnifetti, 4559m. Il moderno rifugio
coperto di lastre di rame è aggrappato alla roccia della
vetta. Io sto in posa sotto la porta dell'entrata invernale... |
Fa proprio
caldo! si sta bene con la felpa. Dentro il rifugio è tutto in legno
e comunica calore e accoglienza. Prendo un tè caldo, mi riposo
un po', parlo con la guida che si complimenta. Ci abbiamo messo 4 ore
e mezza, un buon tempo. La quota dà qualche effetto, infatti mi
gira un po' la testa, come se fossi ubriaco, ma a parte questo sto benissimo.
Mi affaccio al balconcino di legno che da a strapiombo sul versante ovest,
sul Ghiacciaio delle Vigne e la Valsesia. Verso destra emerge dai cumuli
in sviluppo la famosa Cresta Signal, ghiacciata e affilata, che separa
la Valsesia dalla Valle Anzasca. Verso la svizzera la vista sul corollario
di cime all'orizzonte è indescrivibile, si vede tutto. Altre cordate
salgono sulla pista piccole piccole in basso. Per un po' sto in estasi
a bearmi di tutto, poi la guida mi interrompe: bisogna ripartire.
Dal
balcone della Capanna Margherita si ha una vista a volo d'uccello
sulla affilatissima e gghiacciata Cresta Signal, che separa la Valsesia
a destra dalla Valle Anzasca a sinistra. |
Vista
finale prima di ripartire dalla Margherita: in primo piano le altre
3 vette del Monte Rosa: Zumstein, 4563m, coperta di neve e poche
roccette, Dofour, 4633m, la più alta e rocciosa, Nordend,
4609m, l'ultima a punta. Sullo Sfondo le vette svozzere, tra cui
si notano le vette gemelle dei Mischabel, il Taschhorn, 4490m e
il Dom, 4545m. |
E allora eccoci
in discesa, io sto davanti a tutti. Si ripercorre lo stesso intinerario
dell'andata: si scende nella conca del Ghiacciaio del Grenz, si risale
(FATICA) al Colle del Lys, si scende verso il Rifugio Mantova. La neve
si è spappata un sacco, le gambe vanno da sole. In un tempo che
ora pare stranamente breve siamo di nuovo al rifugio. Un buon pranzo e
un riposino e poi si deve continuare la discesa. Ora le gambe però
si sentono. L'ultima fatica è il superamento dello Stolemberg,
con la sua scaletta fissa a togliere le ultime forze. Poi è ovovia
e macchina. |