INTRODUZIONE
ALLA VULCANOLOGIA
Nell’eruzione
del Krakatau le ceneri hanno fatto il giro del mondo due volte.
Il diametro del condotto, se si amplia nel corso dell’eruzione,
può impedire la formazione della zona convettiva perché,
se la quantità di materiale rimane la stessa, la velocità
diminuisce. Un altro fattore che può impedire la formazione della
zona convettiva è la diminuzione dei volatili.
Il deposito che si origina da un flusso piroclastico lo chiamiamo genericamente
ignimbrite.
Vi sono vari tipi di eruzione esplosiva. C’è il tipo che
ad esempio ha caratterizzato il Vesuvio nella famosa eruzione del 79
d.c., e cioè una colonna molto alta che è poi collassata.
In questo caso i prodotti della colata piroclastica si estendono irregolarmente
intorno al vulcano a seconda della morfologia, non mantellando tutto
come nel caso dei depositi di ricaduta, perché in questo caso
vi è dello scorrimento. Un altro tipo di eruzione è quella
caratteristica della montagna Pelée. È un’ eruzione
laterale in cui la colonna non si forma, perché il condotto è
chiuso da magmi acidi che formano come una spina nel condotto stesso.
Il magma non riesce a vincere la resistenza della spina e non riesce
ad uscire per il condotto. Contemporaneamente si carica di volatili
e la pressione di questi fa si che riescano a farsi strada lateralmente.
La velocità in direzione verticale è impedita, e si ha
la colata direttamente verso il basso, sotto forma di nube ardente.
Le imponenti eruzioni pliniane avvengono in genere con magmi acidi per
il modo con cui risulta influenzato il comportamento delle bolle di
gas. Con i magmi fluidi avviene diversamente, e si formano tranquilli
laghi di lava in cui l’essoluzione dei gas avviene liberamente
sotto forma di grandi bolle, dovute alla coalescenza di tante bolle
più piccole. Se il magma è viscoso invece le bolle non
presentano coalescenza. La coalescenza è favorita nei magmi fluidi.
La viscosità influenza quindi il tipo di eruzione.
Un terzo tipo di eruzione esplosiva si ha se il magma è molto
viscoso. In questo caso si forma un accenno di doma o una piccola “colata”
in corrispondenza della bocca. I volatili nei magmi acidi sono più
solubili, cioè i magmi acidi possono contenere più volatili.
In conseguenza di ciò un magma acido può risalire più
in superficie contenendo più gas non essolti. Nel caso di magma
molto viscoso quindi, quando il gas tende a uscire risulta impedito
a fare ciò, non può andarsene. Una volta che, in superficie,
il magma ha cominciato a colare, dentro di esso si sviluppano sforzi
pensionali che provocano la fatturazione della parte esterna della colata.
Queste fratture arrivano fino ai gas intrappolati e allora si ha la
detonazione, l’esplosione, e dalla colata si genera la nube ardente.
Questi ultimi due tipi di eruzione esplosiva sono molto pericolosi,
perché si hanno velocità delle colate piroclastiche molto
elevate.
Le pliniane grosso modo hanno un quantitativo di acqua iniziale intorno
al 6 – 7%, una quantità maggiore degli altri tipi, e le
bolle si formano più in profondità rispetto agli altri
due tipi di eruzione visti. Nel terzo tipo visto la fatturazione del
magma libera la strada oltre che ai gas anche a tutto il materiale più
caldo che sta sotto. Sempre in questo tipo di eruzione i clasti che
si trovano nei prodotti saranno juvenili. Spostandosi verso modalità
di eruzione pliniane i clasti potranno essere anche non juvenili.
Colate piroclastiche a freddo: sono i noti lahar, che si originano o
contemporaneamente all’eruzione o in un secondo momento, come
è avvenuto a Sarno. Danno origine a depositi del tutto simili
a quelli delle colate piroclastiche. Possono verificarsi ad esempio
se in un laghetto di cratere il riattivarsi dell’attività
vulcanica fa si che il livello dell’acqua risalga fino a traboccare
dai bordi del cratere creando colate di fango a freddo. Questa eventualità
si verifica soprattutto nelle zone tropicali – equatoriali. Colate
a freddo sono generate comunque anche dalla pioggia su un versante di
un vulcano contemporaneamente o dopo un eruzione.
Ancora se abbiamo la presenza di un lago craterico può verificarsi
l’interazione magma – acqua. In questo caso si ha un’esplosione
generata dall’acqua del lago. Acqua, clasti juvenili e non viaggiano
molto veloci. I depositi di un’attività come questa vengono
distinti da quelli piroclastici in senso stretto, perché le strutture
sono diverse.
Nelle colate piroclastiche da collasso della colonna il deposito è
costituito da pomici (ignimbrite). Struttura e lunghezza del deposito
sono influenzate dalla morfologia, dalla velocità di uscita e
dalla temperatura. Le colate piroclastiche sono, come è facile
immaginare, meno studiabili da vicino, perché molto pericolose
e meno frequenti delle colate laviche.
Le colate possono muoversi senza risentire del peso della gravità.
I volatili infatti viaggiano spingendo tutto verso l’alto e diminuendo
così la densità della colata. Se la spinta dei gas eguaglia
il peso del materiale la gravità risulta annullata r il sistema
si dice fluidizzato. In questo modo la colata perde il proprio peso
e può raggiungere distanze maggiori (è un’astrazione).
Dalla coesione del flusso (s0) dipende la formazione delle log –
brecce, una selezione gravitativa. Questo indica se il materiale si
riorganizza all’interno della colata. Se vi sono molti volatili
o sono molto caldi vi è una maggiore spinta verso l’alto,
spinta che se supera la soglia necessaria alla fluidificazione provoca
l’espansione della colata. Accade allora che le particelle più
grandi vanno verso il basso, le intermedie sopra a queste e la parte
cineritica verso l’alto. Si verifica cioè un’organizzazione
delle particelle. La parte cineritica crea la nube che vediamo noi.
Se la velocità è inferiore a quella di fluidificazione
ho una colata reologica, in cui non avviene alcuna selezione e che causa
un deposito massivo disordinato. Se la velocità è superiore
a quella di fluidificazione allora il materiale è fluidizzato,
si espande e nel deposito avrò strutture di segregazione, come
delle lenti di materiale grossolano privo di materiale sottile, che
possono anche essere verticale e allora prendono il nome di pipes. Si
forma quindi la log – breccia. Alla sommità del deposito
trovo le cineriti (depositi di surge cineritico) caratterizzate dall’essere
disordinate. Le pomici data la loro bassa densità vengono trasportate
verso l’alto, e le trovo concentrate ad un livello abbastanza
superficiale.
Lo spessore del deposito può essere costante o andare via via
diminuendo allontanandosi dalla bocca (caso delle colate espanse). L’elutriazione
è il fenomeno per cui vi è la segregazione delle parti
più sottili. La parte di nube con i materiali più sottili
può staccarsi dal resto della nube e proseguire dando luogo ad
un deposito a se stante.
La presenza di matrice distingue le colate dai fenomeni di ricaduta.
Nelle colate c’è la matrice, non nei depositi di ricaduta.
Se la matrice è più abbondante dei clasti la colata si
dice supportata dalla matrice e viceversa.
Le colate non mantellano la topografia, ma la modificano, appiattendola
e livellandola.
Aggradazione: il flusso non è in regime laminare. La parte bassa
di grandi colate è molto compatta (sintetizzata). Queste parti
presentano dei clasti deposti leggermente sollevati e non paralleli
al substrato, ovvero embricati. Questo porta alla conclusione che la
compattazione del deposito è avvenuta a caldo, cioè in
modo sin – deposizionale. In un flusso devo distinguere il regime
deposizionale (laminare) da quello di trasporto (laminare o turbolento).
Il deposito avviene nella parte basale della colata e poi si innalza
e accresce per aggradazione per l’apporto della nube superiore
che deposita il materiale. Questo meccanismo è prevalente per
colate molto grandi.
Se avviene
litificazione non a caldo allora si ha a che fare con materiale sufficientemente
sottile. Colate di questo tipo vengono definite ad ash (cenere). Si
possono aprire delle faglie dopo la compattazione delle colate.
La presenza nel deposito di clasti (litici, non arrotondati) distingue
una colata piroclastica da una colata lavica. I clasti hanno anche un
orientamento, che è indice del flusso. Durante il trasporto comunque
i clasti vengono un po’ arrotondati.
Le colate piroclastiche che presentano un deposito ricco di materiale
devono essere fuoriuscite da un condotto centrale piuttosto che da una
fessura.
La colata piroclastica di tipo molto denso e non espanso si ferma di
colpo, non presenta ne una coda ne una graduale diminuzione dello spessore
dei depositi. Il rapporto spessore – distanza percorsa mi da indicazioni
sul tipo di colata piroclastica.
Clasti omogenei senza matrice sono tipici prodotti di ricaduta. Posso
trovare un deposito di questi tipo con clasti chiari, più leggeri
perché più vescicolati, e scuri, più pesanti perché
lo sono meno. Un deposito di questo tipo non è frequente e accade
perché i due tipi di clasti, che presentano chimismo diverso,
rappresentano le differenze che vi erano nella camera magmatica, con
i clasti chiari che derivano dalla parte superiore, più ricca
di gas della camera e viceversa per quelli scuri.
Nei depositi delle eruzioni esplosive alcune figure che si vedono sono
dovute all’erosione e non alla deposizione. Ad esempio in un deposito
stratificato superfici di strato ondulate possono essere superfici di
erosione, paleosuoli ecc. Si parla di periodo eruttivo se tra gli strati
di prodotti non si vedono figure di erosione che fanno pensare a delle
stasi nell’attività eruttiva. In questo caso più
strati competono ad una sola eruzione. Se invece tra gli strati individuo
superfici di erosione ogni strato rappresenta un’eruzione. Se
si trovano livelli cineritici sopra prodotti di ricaduta ben classati
allora si deve pensare a piccoli interventi dell’acqua esterna
(che provoca frammentazione) nell’eruzione, con la generazione
di piccoli flussi che lasciano i depositi cineritici. Se l’acqua
interviene massicciamente si avranno depositi francamente di flusso
e non di ricaduta. Depositi pliniani di ricaduta alternati a depositi
cineritici di flusso indicano che la colonna alternativamente collassa
(piccoli collassi non definitivi) dando i depositi cineritici e poi
si riprende. La colonna ha quindi delle pulsazioni. Depostiti di ricaduta
alternativamente sottili – grossi – sottili indicano pulsazioni
della colonna ma senza piccoli collassi.
Depositi molto arrossati sono dovuti all’intervento dell’acqua
a caldo.
Se si verifica una sovrasaturazione in volatili a causa della depressurizzazione,
si ha un’eruzione esplosiva. Ma un’eruzione di questo tipo
può verificarsi anche in casi diversi, anche in magmi con pochissimi
volatili, grazie all’intervento dei volatili dall’esterno,
di cui il più ovvio è l’acqua.
Abbiamo intervento dei volatili dall’esterno anche se abbiamo
una camera magmatica in rocce carbonatiche il carbonato libera anidride
carbonica. Questo avviene anche per lo zolfo in rocce evaporitiche.
La liberazione di questi gas può causare eruzioni esplosive.
Nelle eruzioni freato – magmatiche si ha quindi l’intervento
di un volatile esterno. L’acqua come già detto è
il più frequente, e può essere acqua libera, acqua di
falda, acqua contenuta nei pori della roccia o anche neve nel caso di
vulcani elevati o a latitudini elevate. L’interazione magma –
acqua può dare o non dare un’eruzione freato – magmatica,
questo dipende da vari fattori. Eruzioni di questi tipo possono verificarsi
a qualsiasi stadio dell’attività vulcanica: all’inizio,
nel corso o alla fine di un’eruzione di altro tipo. I depositi
di queste eruzioni possono trovarsi intercalati con quelli francamente
magmatici.
L’acqua riscaldata passa allo stato di vapore, che è una
trasformazione di fase che comporta una variazione del volume molto
grande, e ciò ha una grande importanza.
Man mano che aumento la temperatura ad una certa pressione costante,
aumenta il volume.
Inizio a realizzare la prima fase vapore che continua a coesistere con
l’acqua. La temperatura si mantiene costante e aumenta sempre
di più la quantità d’acqua che si è trasformata
in vapore finché ho tramutato tutta l’acqua in vapore e
la temperatura ora può aumentare nuovamente. A parità
di temperatura passo da un sistema dominato dall’acqua ad uno
dominato dal vapore. Man mano che aumenta la pressione la variazione
di volume tra vapore saturo d’acqua e acqua satura di vapore diminuisce,
fino ad arrivare ad un punto critico, ovvero una pressione al di sopra
della quale non ho più variazione di volume (c’è
una piccola variazione di volume) al passaggio liquido vapore perché
non riesco più a distinguere le due fasi. A pressioni più
basse quindi vi è una maggiore espansione.
In una eruzione la variazione di volume si tramuta in pressione, che
spezza le rocce. A pressioni minori mi serve una minore quantità
d’acqua per fare ciò e viceversa, più la pressione
è alta più acqua mi serve, perché l’espansione
è minore e la resistenza delle rocce è maggiore.
In corrispondenza delle dorsali medio – oceaniche non vi sono
esplosioni freato – magmatiche perché sto troppo in profondità.
Per averle dovrei stare a bassa profondità, anche perché
l’acqua disperde molto il calore. Il grafico di cui sopra vale
per qualsiasi sostanza. Si verifica anche per la decarbonatazione, ma
per la liberazione dell’anidride carbonica serve molto calore.
Se però nel magma c’è dell’acqua, o si incontra
acqua, la temperatura di decarbonatazione decresce di molto.
Se ci sono dei volatili aumenta la pressione per l’aumento di
volume finché non viene sorpassata la resistenza delle rocce
alla rottura. Si crea allora una frattura, si ha depressurizzazione
e si ha l’esplosione.
La prima esplosione è di vapore e rocce già consolidate,
non juvenili. Dopodiché la via è aperta, c’è
nuovo volatile e l’esplosione diventa freato – magmatica
(c’è materiale juvenile apportato al deposito), mentre
inizialmente è solo freatica.
Il rapporto tra energia termica data dal magma e energia meccanica che
si genera è l’efficienza. Questa indica la quantità
d’acqua che può essere riscaldata in maniera efficiente
per generare energia meccanica.
Trovare la cenere sopra un deposito normale significa che c’è
stata una frammentazione parzialmente efficiente che ha generato la
cenere. Se l’interazione magma – acqua da origine ad un’eruzione
tipo quelle stromboliane allora l’acqua è poca, la colonna
è bassa e la cenere non è dispersa. Non c’è
grossa energia meccanica. Se il rapporto magma/acqua grosso modo è
intorno a 0,3 si ha l’efficienza massima. La quantità d’acqua
è ottimale per essere riscaldata ed espandersi tutta. Ho il massimo
volume generabile senza disperdere calore. Si generano i caratteristici
depositi di interazione magma – acqua e vediamo una colonna verticale
e un anello radiale di materiale espanso che si propaga lungo il terreno
radialmente appunto, similmente a ciò che avviene nel caso di
un’esplosione atomica. Se l’acqua aumenta ancora l’efficienza
cala, sto in condizioni di vapore saturo d’acqua, l’acqua
non passa tutta allo stato vapore. In questo caso si generano morfologie
simili alle precedenti ma vedo qualcosa che ha l’acqua liquida
nel deposito. Il tutto è un po’ più lento a muoversi.
Se l’acqua aumenta ancora l’efficienza crolla: è
il caso delle dorsali oceaniche, non vi sono esplosioni. Troviamo invece
lave caratteristiche di un raffreddamento molto rapido.
Il pennacchio di un’esplosione freato – magmatica ha un’importanza
limitata. La colonna infatti è composta essenzialmente da volatile,
non si crea la zona convettiva perché l’aria inglobata
non viene riscaldata. Non c’è neanche collasso. La velocità
di fuoriuscita è forte, ma non c’è il materiale
che permette lo sviluppo di una colonna pliniana. C’è molto
volatile e poca sostanza magmatica. Ciò che mi genera il deposito
caratteristico è il materiale che viaggia rasoterra. Il rapporto
volatile/massa trasportata è importante: nelle colate piroclastiche
la massa trasportata è grande, la massa è superiore al
volatile; nelle freato – magmatiche è più importante
il volatile del materiale trasportato. In questo caso il moto è
turbolento e si genera selezione perché le particelle sono libere
di muoversi. Man mano il deposito diventa più sottile finché
muore. C’è un momento deposizionale ed uno di trasporto.
I pezzi saltellano sul terreno trascinandone altri. Finché il
mezzo è molto espanso i volatili si allontanano facilmente e
il materiale non può essere trasportato così a lungo e
i depositi si trovano abbastanza nelle vicinanze della bocca. Vi sono
delle eccezioni, come il caso dell’eruzione freato – magmatica
del St. Helens.
In genere questi prodotti di surge (onda) rivelano che il flusso aveva
una bassa temperatura (piante divelte ma non carbonizzate).
Ash cloud: colate piroclastiche. Una nube di cenere che viaggia sopra
la colata piroclastica che poi ricade sui depositi formando cineriti
o viene trascinata dal flusso. Si crea turbolenza tra la parte che ricade
e quella trascinata con depositi che mostrano le caratteristiche di
tale turbolenza.
Ground surge: materiale che mostra caratteristiche deposizionali di
moto turbolento.
Il collasso di una colonna eruttiva inizia dalla parte esterna. La parte
cineritica (avvisaglie di collasso) ricade con aria esterna inglobata,
con sviluppo di moto turbolento e deposizione turbolenta nelle vicinanze
del cratere. In tutto ciò che è trasportato si possono
verificare condizioni di turbolenza deposizionale, non necessariamente
legate ad interazioni magma – acqua.
Nelle colate fluidificate l’eruzione maggiore non è al
fondo della colata, mentre lo è nei base surge. Bassa temperatura,
erosione del suolo, turbolenza, possibile evidenza di presenza d’acqua
(surge freddi): sono queste le caratteristiche dei depositi delle eruzioni
freato – magmatiche. I tufi vescicolati, con i buchi nel deposito
lasciati dai volatili che se ne sono andati, sono caratteristici delle
freato – magmatiche. Inoltre in questi depositi si trovano fratture,
dovute ad assestamenti successivi per la fuoriuscita d’acqua.
Una qualsiasi cosa può muoversi per la gravità o per la
spinta di qualcosa. Il movimento può cioè essere gravitativo
o inerziale. Numero di Froude: Fr = ma/mg dove ma è la forza
inerziale e mg la forza gravitazionale. Questo numero ci dice quale
tra le due forze prevale. Infatti se risulta >1 il movimento è
inerziale, se è <1 il movimento è gravitativo.
Il movimento poi può essere laminare o turbolento e questo ce
lo dice il Numero di Reynolds: Re = ma/am dove m è qualcosa di
proporzionale alla viscosità. Questo numero quindi indica il
rapporto tra una forza gravitativa e una viscosa; può valere
molto, comunque fino a valori di circa 2000 indica moto laminare, per
valori oltre 10000 indica moto turbolento. Fr e Re sono dimensionali.
Se la forza viscosa è molto grande non posso avere un grosso
movimento e ho regime laminare, ordinato. Viceversa se è piccola
non riesce a bloccare l’agitazione delle particelle e ho moto
turbolento con i relativi depositi. Il Numero di Reynolds vale per tutti
i casi del Numero di Froude. Strati pianoparalleli sono indice di trasporto
laminare. Le correnti turbolente inizialmente scavano dei canali a U
che poi si possono osservare in sezione con un taglio tangenziale, mentre
con un taglio radiale posso osservare altre cose, come ripple e superfici
ondulate. Le antidune si formano all’aumentare della forza del
flusso, fino ad arrivare al salto idraulico. Ripple, ondulazioni ecc
aumentano all’aumentare della forza. La lunghezza d’onda
è maggiore nelle vicinanze del centro di emissione e allo stesso
modo allontanandosi dalla bocca tutto diminuisce fino ad arrivare ad
avere strati pianoparalleli. Tutto ciò può essere utilizzato
per trovare la bocca da cui è fuoriuscita la colata. Tutto ciò
che è più grossolano viene depositato sul lato sottovento
delle ondulazioni e questa differenza di granulometria ci da indicazioni
sulla direzione della corrente. Trovo laminazioni sulla parte controvento
delle ondulazioni.
Un deposito massivo è indice della prevalenza di mg su ma. Nelle
eruzioni freato – magmatiche dopo l’esplosione un po’
di materiale ricade dentro il cratere e subendo un’altra esplosione.
La stratificazione incrociata e la presenza di litici non juvenili a
tutti i livelli del deposito sono indicazione di eruzioni freato –
magmatiche. I litici non juvenili sono materiale che dopo ogni esplosione
ricade nella bocca e viene rieruttato. Le laminazioni non sono mai di
ricaduta. La consolidazione avviene o per il calore o per la presenza
d’acqua e quindi può essere indice di freato – magmatiche.
La ialoclastite è un deposito di vetro vulcanico frammentato
dovuto ad eruzioni sottomarine. Un deposito brecciato (breccia vulcanica)
di materiale non juvenile indica un’esplosione freatica a condotto
chiuso. È quindi l’episodio esplosivo iniziale, in seguito
al quale il magma riesce a venire a giorno e c’è la freato
– magmatica. Un sassolone che ricade provoca l’incurvamento
degli strati sottostanti lasciando poi delle impronte di ricaduta. Clasti
juvenili lavici no vescicolati sono indice di freato – magmatiche
perché non c’è stata essoluzione di gas magmatici.
I depositi stromboliane causati da eruzioni freato – magmatiche
con un basso rapporto magma – acqua sono difficilmente distinguibili
da quelli stromboliani magmatici. Posso trovare vari minerali di neoformazione,
principalmente zeoliti, ricche d’acqua. Queste non le troviamo
nel materiale di ricaduta perché in questo caso i volatili sono
molto più caldi e non c’è tempo per condensare i
volatili, che quindi non rimangono nel deposito. Se c’è
parecchio magma l’espansione adiabatica si traduce nell’istantaneità
del fenomeno.
La cenere che si produce nelle esplosioni magmatiche ha una caratteristica
particolare: quando le bolle di gas contenute nel magma esplodono, i
pezzettini di magma che si trovano tra bolle adiacenti vetrificano con
una caratteristica forma cuspidata che non si riscontra nel caso delle
eruzioni freato – magmatiche perché in questo caso le bolle
non si sviluppano dall’interno e quindi le ceneri hanno dei frammenti
di forma casuale.
Dipende dalla violenza dell’esplosione se i cristalli già
formati tendono o no ad essere separati dal resto del materiale. Così
si trovano i depositi di “lapilli cristallini” formati da
cristalli se l’esplosione è molto violenta, l’energia
rilasciata nell’unità di tempo è stata molto grande.
I cristalli possono avere intorno frammenti di vetro che danno un’altra
idea sulla violenza dell’eruzione, poiché più vetro
c’è più la violenza è inferiore.
La pomice ha i vacuoli non comunicanti tra loro e per questo galleggia.
La scoria invece ha i vacuoli in gran parte comunicanti e quindi affonda.
Il fatto che i vacuoli siano o non siano comunicanti dipende dal chimismo
del magma. Un magma più basico (più fluido) fa coalescere
le bolle, che sono più grandi e quindi in comunicazione. Un magma
più viscoso (più acido) non fa espandere molto le bolle,
con la conseguenza che se ne formano tante che però non coalescono
tra loro e rimangono non comunicanti. Le bolle nel liquido tendono ad
assumere forma sferica, la forma che ha maggior volume rispetto alla
superficie. Tra due sostanze insolubili ognuna può assumere forma
sferica nell’altra. I vacuoli allora dovrebbero essere sferici,
ma nell’esplosione li troviamo più o meno rotondeggianti,
a seconda delle forze di trazione a cui sono sottoposte le bolle e alla
viscosità del mezzo. Se il mezzo è viscoso le bolle si
deformano.
I volatili sono comprimibili e hanno pressione e velocità di
crescita uguali in tutte le direzioni. Per i cristalli avviene il contrario.
Nei cristalli infatti la velocità di crescita è influenzata
da un fattore DT: in un magma che raffredda lentamente si formano i
cristalli, ma esistono delle energie per cui il numero dei cristalli
è piccolo, ma i pochi cristalli si accrescono tanto. Se invece
il raffreddamento è più veloce, perché il DT tra
magma e rocce è più grande si forma un maggior numero
i cristalli, ma più piccoli. Questi due casi avvengono perché
in entrambi la stessa quantità di materia deve passare da uno
stato all’altro. Si capisce quindi la formazione di meno cristalli
più grossi e viceversa.
Nel caso ulteriore di raffreddamento lento seguito da uno più
veloce si producono pochi cristalli grossi in un pasta di piccoli.
Queste cose viste per i cristalli avvengono per le bolle, nel qual caso
però quello che guida tutto non è il DT ma il DP. Se la
depressurizzazione è veloce siamo come nel caso di un DT piccolo,
e si formano quindi tante piccole bollicine perché ho una forte
nucleazione e quindi sto in condizioni di ascesa veloce. Al contrario
una diminuzione di pressione lenta crea poche bolle grandi. Una eruzione
esplosiva crea bolle grandi in mezzo a bolle piccole perché la
diminuzione di pressione inizia lenta e poi accelera.
Cratere a maar: caratteristico di eruzioni freato – magmatiche,
ha una tipica forma a scodella. Intorno a questo possiamo trovare il
tuff ring o il tuff cone. Nel caso del tuff cone abbiamo materiale molto
più bagnato e quindi coerente che nel tuff ring. Nel tuff ring
non c’era acqua al momento del deposito e quindi il materiale
era più incoerente. Il tuff cone è indice di acqua superficiale,
a pelo libero. L’Averno presenta entrambe le cose. Come morfologia
i maar sono abbastanza vicini alle caldere.
Per avere una eruzione freato – magmatica la pressione del magma
deve diminuire fino a diventare minore della pressione idrostatica,
altrimenti l’acqua non può entrare a contatto con il magma.
All’inizio dell’attività esplosiva normale è
più facile che si verifichi questa circostanza, ovvero fin tanto
che il condotto è ancora chiuso e la pressione del magma è
usata per rompere le rocce. Poi una volta aperto il condotto e risalito
il magma l’eruzione tende a diventare francamente magmatica. L’acqua
può entrare nel magma anche dopo un’eruzione magmatica,
quando la pressione di questo diminuisce. Se non si ha una falda ma
solo terreni carichi d’acqua che poi vengono isolati dalla ricarica
si verifica solo l’esplosione freatica iniziale, ma poi non ho
più ricarica d’acqua e quindi non si verificano le esplosioni
freato – magmatiche. Una forte sovrapressione è generata
dall’esplosione freato – magmatica: quando si svuota tutto
molto velocemente la zona che era stata inarcata dal vapore tende ad
implodere. Le rocce circostanti tendono ad implodere nel vuoto lasciato.
In superficie si formano faglie anulari. Se c’è un’altra
esplosione nello stesso posto è più facile ora vincere
la resistenza del materiale franato, con la conseguenza che nei depositi
della nuova eruzione vi sarà materiale clastico estraneo al magma
che ha generato l’eruzione e questo vale per tutte le eventuali
esplosioni che si verificano nel corso dell’eruzione. Il materiale
clastico lo trovo in tutto il deposito e questo è caratteristico
delle freato – magmatiche.
Nei magmi che hanno già discontinuità ( già vescicolati,
parzialmente cristallizzati), quando vengono a contatto con l’acqua
si creano altre discontinuità. Se la pressione esterna è
grande perché siamo ad esempio in condizioni subacquee si forma
uno strato di vapore che impedisce la conduzione di calore e non si
verifica l’esplosione. Se la pressione è minore il vapore
instabilizza la superficie del magma con formazione di morfologie che
portano alla fine alla frammentazione del magma. Il tutto deve essere
veloce altrimenti il fenomeno non avviene. Con la frammentazione quindi
si ha un aumento di superficie con conseguente migliore efficienza della
diffusione del calore. La frammentazione crea una grande superficie
di contatto. Un altro meccanismo di detonazione oltre a quello appena
visto è generato da un movimento tellurico locale: l’onda
d’urto tende ad accelerare magma e acqua in maniera diversa.
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