Introduzione
alla geodinamica
(GEO IV) La
lherzolite fra le peridotiti è quella che meglio approssima la
media del mantello.
Tettoniti: sono immensi blocchi di roccia tettonicamente trasportati
in alto nella crosta. Un esempio lo ritroviamo vicino ad Ivrea, in cui
le tettoniti sono peridotiti (lherzolite).
Si fanno esperimenti in laboratorio per vedere quello che succede in
profondità, non avendo testimonianze dirette. Vediamo cioè
come si comportano i materiali che conosciamo direttamente alle condizioni
che si verificano alle profondità di cui non possiamo avere testimonianza
diretta. Entrano allora in gioco i campi di esistenza dei minerali,
con tutte le relative trasformazioni. Il passaggio da un campo di esistenza
ad un altro è brusco.
L’olivina viene indicata con a in condizioni normali. Scendendo
più in profondità invece l’olivina assume la struttura
dello spinello e viene indicata con b (aumento di densità del
7%) e g (aumento di densità del 10%) e i suoi parametri y e m
aumentano molto.
Verso una profondità corrispondente a 12 Gpa abbiamo il salto
di velocità dei 400 km. Questo è stato spiegato con il
passaggio dall’olivina a all’olivina g. Occorre prestare
attenzione al fatto che la discontinuità dei 400 km si trova
a questa profondità per una olivina costituita per il 30% da
forsterite e per il 70% da fayalite. Prima della discontinuità
abbiamo comunque delle perturbazioni nella velocità delle onde
perché per un breve tratto le due fasi coesistono.
Quanto detto vale per l’olivina, ma dobbiamo considerare anche
altri minerali, come l’enstatite.
Ad una profondità corrispondente a 21 Gpa abbiamo il salto di
velocità dei 670 km dovuto al passaggio a configurazioni ancora
più compatte. Troviamo ossidi di ferro e magnesio e strutture
tipo stishovite o perovskite. Da qui in poi l’aumento di velocità
delle onde è dovuto solo alla maggiore densità, non si
hanno più salti sismici, ed è plausibile ritenere che
i materiali rimangano quelli.
Il Confronto tra le velocità delle onde sismiche nel mantello
e quelle riscontrate sperimentalmente in laboratorio sui minerali citati
mette in evidenza una grande corrispondenza, nei primi 400 km di profondità,
con l’olivina. Tra i 400 e i 670 km le velocità del mantello
sono ben confrontabili con quelle del granato calcico, il b e g spinello.
Per profondità ancora inferiori il confronto migliore si ha con
la perovskite magnesifera, mentre va meno bene quella calcica, con velocità
troppo basse. Quest’ultima va bene per profondità minori.
La magnesio – wustite ha invece velocità stranamente basse.
Bisogna comunque vedere come ognuno di questi minerali da il suo contributo
in termini di velocità, perché dobbiamo ricordarci che
stiamo studiando una roccia composta da più minerali.
NUCLEO. L’alta densità riscontrata ha fatto pensare ad
una composizione metallica. Altre indicazioni sono venute dalle meteoriti
fatte di lega di ferro. Il ferro dal solo o con il nichel non basta
però a spiegare la densità del nucleo. Il confronto tra
la densità in laboratorio di ferro e nichel nelle condizioni
che vi sono nel nucleo con la reale densità di questo ha portato
alla conclusione che i componenti che meglio approssimano la densità
del nucleo sono una lega di ferro e un po’ di nichel più
il 20% di silicio. Ferro e nichel da soli hanno densità troppo
alte rispetto a quella reale.
Sono tuttavia possibili altre conclusioni.
FINE
QUARTA PARTE...
|